"Mi sarebbe piaciuto avere nella Fiorentina lo stesso ruolo che adesso ha Totti nella Roma". Il virgolettato è questo. Le parole sono di Gabriel Omar Batistuta, per il sottoscritto e non solo, il più grande attaccante della storia della Fiorentina. Tre aggettivi: fuoriclasse, campione, leader. Re Leone, li sintetizza bene tutti. Scriverò, adesso, qualcosa che per forza di cose non potrà piacere a tutti, anche perché credo che il nostro lavoro sia diventato spesso troppo mieloso, troppo accondiscendente, troppo leggero. La frase di Batistuta (per carità ognuno sogna quello che vuole) merita due commenti. Il primo. Totti, nella sua carriera ha giocato soltanto con una maglia addosso, Batistuta no. Ha vinto uno scudetto a Roma, se ne è andato poi all'Inter e quasi ogni estate (ma questo lo fanno in tanti) si chiudeva in albergo, dava vita ad estenuanti trattative con Cecchi Gori, per aumenti di ingaggio che quasi puntualmente arrivavano. Insomma, è sempre sembrato (magari mi sbaglio) molto più legato di altri all'aspetto economico. E non voglio parlare del rapporto del giocatore con la città, fuori dal campo. Con i tifosi, con i ragazzi, con chi gli chiedeva qualche attimo del suo tempo, magari a fine allenamento. Quando spesso e volentieri con la sua Corvette sfrecciava uscendo dai campini. Sorvolo. Mi permetto soltanto di dire che anche in questo, Totti è stato diverso. Ma qui entrano in gioco i caratteri, la sensibilità, i valori, aspetti che, davvero, fanno parte del vissuto di ognuno di noi e non meritano classifiche, giudizi.

Secondo commento: quel ruolo, quello di Totti alla Roma, lo merita molto di più chi c'è adesso, un certo Giancarlo Antognoni che, per davvero, ha scelto una sola maglia, una sola città, un solo amore. Rinunciando a tanti, tanti soldi all'epoca e che magari oggi gli avrebbero anche fatto comodo. Ecco, Batistuta ci permette di parlare e di discutere, del 'giocatore' che smette di giocare, del bisogno di amore che ha, quando si spengono le luci dei riflettori. Bati è stato un grande, il più grande, come Totti, come Maldini, come Buffon nelle loro rispettive squadre. L'unico ad aver meritato una statua e un ricordo indissolubile. E lo diciamo senza ironia, al di là delle tante persone a cui in questi giorni fa anche comodo postare fotografie con lui, organizzare eventi con lui, a noi rende veramente orgogliosi il fatto che spesso e volentieri torni a Firenze e viva questa città, cerchi di riprendersi quello che forse non era riuscito a vivere al massimo quando giocava. Ci si accorge, spesso e volentieri della bellezza delle cose, quando una cosa si allontana, svanisce, la si perde. Oggi Bati è qui, senza incarichi, senza ruoli, da semplice cittadino. Un grande a prescindere, uno che ogni volta che accendiamo Youtube e riguardiamo le sue prodezze in maglia viola riesce a fermare il tempo, a farci tornare a quelle emozioni, a quegli anni. Però, ogni tanto, è bene anche ricordare che per diventare bandiere bisogna fare qualcosa in più.


💬 Commenti