Le sue foto con la sciarpa del Liverpool al Franchi per Fiorentina-Juventus ormai hanno fatto il giro completo del web, ancora prima di aver ricevuto il Daspo. Contattato da Fiorentinanews.com, l'Avvocato di lungo corso Valentino Nerbini, ha voluto fornire la sua esauriente spiegazione della vicenda e dei possibili sviluppi, attraverso una lettera che pubblichiamo in esclusiva.

"Caro Questore, mi chiamo Valentino Nerbini e sono un fiorentino il cui bisnonno nell'agosto del 1926 da amico del Marchese Ridolfi contribuì a fondare la Fiorentina tra un caffè e una granita alle Giubbe Rosse di Piazza della Repubblica. Sabato indossavo una maglia rossa della mia seconda squadra del cuore, il Liverpool, sconfitto ingiustamente con un rigore inesistente in una finale di Coppa dei Campioni dalla Juventus ed i cui giocatori, volenti o nolenti, festeggiarono con 39 tifosi morti a causa del folle sistema di sicurezza belga che mise quei disgraziati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Preciso inoltre che oltre a giocarsi in concomitanza l'altra partita del mio cuore, il derby di Liverpool, per me la maglietta rossa e' quella che hanno i giocatori del primo Subbuteo che mi regalò mio padre e che quindi significa passione e cuore. Niente a che vedere con i 39 morti che furono offesi dai festeggiamenti di Platini".


"Questo per quanto riguarda l'amore per Firenze e per la Fiorentina. Ho due figli, con me al Franchi c'era mio figlio. Il piccolo tifa Lazio per simpatia con Bud Spencer. Abbiamo tantissimi amici juventini e viviamo la rivalità in modo normale...Mio figlio indossava pure la maglia degli Azzurri e se poi si è tenuto durante la partita in prevalenza quella dei Reds è perché dopo Immobile il suo giocatore preferito è Salah, visto per la prima volta a Firenze. Se ho garrito al vento la sciarpa ufficiale dei Reds dove c'è scritto 'YOU WILL NEVER WALK ALONE' l'ho fatto in risposta a cori infamanti rivolti alla mia città ed ai suoi morti, anche quelli dell'Alluvione. Ero in quel punto della Curva Ferrovia, da solo, perché lì in basso stanno i bimbi come il mio...cercando di acchiappare un pallone vagante calciato male in curva!".


"Dal post gara purtroppo si è venuto a creare un tam-tam mediatico tremendo; sono uscite mie immagini e si è generato il caos. Sui social si è veramente scatenato il finimondo. Non ho fatto alcun coro contro l’Heysel ed i tifosi juventini deceduti, ho brandito la sciarpa del Liverpool per qualche secondo. Un gesto istintivo che capisco sembri difficile da accettare ma che si può capire nell’immediato contesto. So di aver sbagliato ma il Daspo di due anni è una decisione incomprensibile e oltremodo lesiva. E' un danno che mi viene fatto per la vita".


"Ripeto, avevo la sciarpa originale dei Reds, che recita il motto della squadra inglese, non una sciarpa con offese o altro nei confronti della Juventus. Il Liverpool è una squadra seguita in tutto il mondo, di cui come ho detto sono fan. Pensare che col mio gesto possa aver generato un rischio all’incolumità o altro, non riesco a comprenderlo. Prima ho raccontato anche come sia emerso che i responsabili di quanto avvenuto all’Heysel sono coloro che hanno messo ha contatto le tifoserie allora, non i tifosi del Liverpool. Una tremenda strage che è solo una nella storia del calcio, che purtroppo ne è piena. Il tutto è diventato rapidamente un caso mediatico. Il punto è che la Juventus è la squadra più tifata in Italia, in ogni ambito, ed io divento in un attimo il più cattivo del mondo. Si è arrivati addirittura a pensare che io fossi al Franchi per lo scontro, portandomi dietro anche mio figlio di 10 anni. Lui era lì con me ed appare nelle immagini perché ovviamente stava vicino al babbo".


"Mi sono preso molta paura e ora mi trovo all’estero. Su Facebook ho ricevuto pesanti minacce, insulti gravissimi, auguri di morte, offese alla mia famiglia anche su Instagram. Al momento il Daspo, caro Questore, non ho potuto ancora riceverlo: non me ne voglia. Ho proposto la notifica via PEC ma non va bene. Quindi mi dispiace ma ora non posso riceverlo, considerata la situazione di grave pericolo per me e la mia famiglia. La notizia del Daspo è arrivata quando ero già all'estero ed è stata fatta uscire prima che mi venga notificato. Questo è grave ed inaccettabile, è uscito il mio nome e cognome, la mia professione. Ma perché se il mio comportamento è stato così grave mi è stato permesso di indossare la maglia tutta la partita!? Perché non sono stato mai identificato?!'.


Con rispetto,
Avv.Valentino Nerbini".


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