Dal ritiro estivo di Moena, la Fiorentina si porta via tante consapevolezze. I nuovi arrivi, chi più e chi meno, hanno già assaggiato il campo e molti giovani hanno trovato il loro spazio, oltre ai “soliti” confermati che si sono distinti e divertiti. È un bel gruppo, non c’è che dire. Le speranze per il futuro non mancano, anzi, prendono vita e non vogliono frenare.

Rispetto allo scorso anno, visti anche i recenti cambiamenti, è interessante notare come sia cambiato il tasso tecnico della squadra e, soprattutto, individuare chi può rivelarsi un vero valore aggiunto da questo punto di vista. C’è chi, oramai, è alla Fiorentina da tanto, ma non aveva mai partecipato a un ritiro: chiedere a Jonathan Ikoné, apparso sciolto e molto disinvolto (anche perché che ci sappia fare col pallone tra i piedi non è una novità), seppure ancora poco concreto e particolarmente bacchettato da mister Italiano. Parlando di qualità tecniche, è forse il profilo da cui aspettarsi il meglio.

In realtà, sugli esterni non c’è di cui lamentarsi. Sarà più completo e risalterà meno, ma di certo uno come Nico González ha un ruolo in primo piano obbligatorio. Attenzione, anche, alle alternative: la dinamicità di Sottil, aspettando che si sgrezzi definitivamente, e l’eleganza sopraffina di Saponara possono risultare utilissime come caratteristiche. 

Scendendo leggermente e passando al centrocampo, profili come Jack Bonaventura, Youssef Maleh e il nuovo arrivato Rolando Mandragora non possono non intrigare. Gli ex Milan e Venezia li conosciamo bene, mentre sarà curioso e (speriamo) divertente studiare a fondo il nuovo numero 38 viola. Da tenere d’occhio un’asse brasiliana in difesa. Igor è un’ottima risorsa in fase di impostazione, con i piedi più educati del centro della difesa, e chissà se un terzino brevilineo e di spinta come Dodô non aumenti ulteriormente la qualità tecnica della Fiorentina.

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