Nell’intervista a Fiorentinanews.com, il direttore sportivo ex Fiorentina Carlos Freitas ha espresso la sua opinione sulla squadra viola e sull’allenatore Italiano, estendendo la propria riflessione anche sui giovani più promettenti.

Che ne pensa dell’attacco della Fiorentina? Chi dovrebbe avere maggiore spazio tra Jovic e Cabral?

“Entrambi sono giocatori con qualità importanti, l’alternanza non si basa su chi è più o meno forte. Forse Jovic è più bomber di Cabral, ma il brasiliano sa fare più male negli spazi, nel lungo. Dipende molto dalla squadra che si affronta: se la Fiorentina ha il controllo della gara, Jovic può essere più decisivo, mentre in ripartenza è più funzionale Cabral. Così come Ikoné e Gonzalez (se in condizione) come esterni, che hanno uno strappo importante”.

Che prospettive può avere la Fiorentina con Italiano? Quanto potenziale ha questo allenatore?

“Mi piace tantissimo. Ha già dimostrato a La Spezia di avere grandi qualità, poi confermate a Firenze. In generale, nel calcio niente accade per caso: nessuno ha continuità senza fiducia e senza tempo per lavorare. Così come i calciatori, anche l’allenatore va aspettato, deve avere il tempo per mettere in luce i suoi pregi. Così è stato fatto con Italiano e sono sicuro che sarà capace di esaltare tutti i singoli nell’intero collettivo. Non c’è da preoccuparsi con lui”.

Nel calcio di oggi, sembra contare sempre più la fisicità, tanto che i giovani fanno un’enorme fatica tra i grandi senza un fisico strutturato: lei ha avuto l’esempio pratico con Montiel. Pensa che ragazzi come Bianco o Amatucci possano avere miglior sorte?

“Vero, oggi chi non regge l’intensità a livello fisico fa fatica. Però considero anche altri fattori, ovvero l’aspetto tecnico e quello cognitivo. La testa fa tanto nel calcio, perché chi non è capace di capire le diverse fasi della gara si trova di fronte a tantissime difficoltà per inserirsi ad alti livelli. Purtroppo, in generale, l’Italia è ancora indietro sul discorso giovani. Se, a livello globale, ci sono ragazzi di 17-18 anni già ‘maturi’ fisicamente, significa che c’è stato un grande lavoro in palestra e sul campo. Sono sicuro che questo si può replicare anche in Italia, ma ad oggi i giovani trovano continuità molto più facilmente in altri campionati. Qui si sente dire che i ragazzi di 20-21 anni non sono pronti… Non lo sono perché non giocano, ma non scendono mai in campo perché non hanno fiducia. Essere giovani in Italia è difficile, manca coraggio. Tutti fanno errori, magari costano anche dei punti, ma fa parte del gioco”.

È rimasto contento dell’ultimo Scudetto vinto da Pioli con il Milan? Che legame si è creato tra voi dopo l’avventura a Firenze?

“Siamo diventati amici personali e non ce ne sono tanti nella vita che posso considerare tali. Stefano è una persona di grande spessore, lo sappiamo tutti. Gli ho già detto che, secondo me, un giorno lo vedremo nella Nazionale Italiana, proprio perché è estremamente apprezzato da tutti, anche dagli avversari. Al di là della sua qualità umana, ha dimostrato anche la capacità professionale di conseguire un traguardo di prestigio come lo Scudetto. Si merita tutto”.


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