Il Candidato Sindaco dei Verdi alle ultime elezioni, Andres Lasso ha scritto una lunga lettera sul suo profilo Facebook a Michele Uva sulla questione Stadio:

"Gentile Michele Uva, mi rivolgo a lei in quanto consigliere speciale designato dal sindaco per occuparsi di alcune questioni chiave della città, tra cui lo stadio, visto che il suo parere su tali vicende potrebbe avere un peso maggiore di quelli dei consiglieri eletti (e questo è un qualcosa di irrituale di cui in un altro momento forse sarebbe bene discutere) e forse persino un peso maggiore di quello di qualche assessore. La vicenda stadio, come è evidente, non può essere considerata una questione meramente sportiva, data la rilevanza che avrà dal punto di vista urbanistico, della mobilità, della sostenibilità della città. Lei è vicepresidente dell'UEFA, dunque potrebbe essere portato ad analizzare la vicenda da una angolatura calcistica, ma riteniamo che la politica debba guardare ad ogni singola questione da varie angolature, con una visione d'insieme che tenga conto della complessità delle singole questioni.

In ogni caso, già partendo da una analisi prettamente sportiva, alcune sue dichiarazioni lasciano delle perplessità. Lei in una intervista rilasciata al quotidiano La Nazione lo scorso 3 luglio, ha proposto tra i modelli di successo lo stadio di Reggio Emilia. Questo mi ha molto stupito perché tale stadio, l'unico stadio di proprietà costruito da zero (tutti gli altri da lei citati sono stati costruiti in sostituzione di vecchi stadi o con un restyling dei vecchi stadi) ha contribuito al fallimento della società che lo ha pensato, la Reggiana, ed è oggi uno stadio di proprietà di un'altra squadra, di un'altra città. Quello stadio ci ha portato al paradosso di una squadra che per essere seguita dagli abitanti di tale città, richiede una trasferta verso un'altra provincia. Questo è uno dei tanti paradossi di un calcio moderno che noi invece vorremmo tornasse a essere popolare, legato al territorio e meno al grande business.

Parlando di questioni prettamente sportive, un caso negativo, da considerare secondo me quale insuccesso e che è utile ricordare è quello dello stadio Flaminio di Roma. Lì anzichè il fallimento di una società sportiva, si vede il fallimento di un progetto sportivo. Uno stadio storico sotto utilizzato e quindi degradato, inutile. Crediamo che se si ragiona di come vogliamo lo sport del domani si debba tenere bene conto degli insuccessi del passato quali lo stadio di Reggio e lo stadio Flaminio. A Firenze, se non agiamo con lucidità, potremmo finire per ricalcare le orme di tali insuccessi. Potremmo trovarci un monumento sotto utilizzato, potremmo trovarci il secondo stadio d'Italia costruito in epoca recente non sulle macerie di uno vecchio ma completamente ex novo, con tutte le conseguenze che comporta.
Avere due stadi in una città con una sola squadra importante, ci sembra una scelta scellerata. Per questo per primi abbiamo iniziato a parlare di restyling del Franchi, di un concorso internazionale che chiami in causa i migliori architetti del mondo, per questa che è la sola strada davvero percorribile. Un restyling che non deve riguardare solo la copertura ma tutti gli altri aspetti di uno stadio moderno, inclusa l'accessibilità e la mobilità intorno ad esso.

Dopo un iniziale scetticismo verso la nostra proposta, pronunciamenti importanti, da parte dell'ordine degli architetti, da parte della sovrintendenza e da parte della nuova proprietà ci hanno dato ragione, dicendo quello che più volte abbiamo ripetuto: si può lavorare su un monumento (e a proposito di monumenti i progetti riguardanti il restilyng del Dall'Ara a Bologna sono una ulteriore conferma). Ecco che dopo un decennio in cui si è parlato di un progetto fantasma, sogno di una proprietà che forse aveva più interessi economici ed edilizi che desiderio di successi sportivi, lo spiraglio di uno scenario migliore si è aperto. Ma ecco che dopo breve tempo però le dichiarazioni del sindaco Dario Nardella e qualche editoriale di peso sembrano voler ritornare indietro nel tempo, verso un progetto oneroso, impattante, rischioso. Un progetto in cui lo stadio è un tassello di un'insieme di realtà e di interessi di tipo commerciale e alberghiero, che occuperebbero dai 5 ai 7 ettari, ulteriori attrattori di traffico in una zona che ha già tante criticità. Le motivazioni con cui si scarta il nuovo scenario sono molto demagogiche: il fatto che ci sia da collaborare con la Sovrintendenza (forse la politica non deve saper fare proprio questo, collaborare e dialogare tra soggetti diversi?), il fatto che i sovrintendenti cambino (come se le giunte fossero eterne). A corollario di tali obiezioni, altre frasi rilasciate in un'intervista recente all'emittente Lady Radio da parte del sindaco, sembrano prese dal vademecum del tifoso medio.

Ci auguriamo che lei, nominato consigliere speciale, possibilmente collaborando con quel consiglio comunale scelto dal voto dei fiorentini, sappia analizzare al fondo una questione molto complessa, senza assecondare pedissequamente la pancia del tifoso (convinto dalla narrazione degli ultimi anni che con lo stadio di proprietà si ottengano più successi sportivi, cosa tra l'altro smentita dai fatti) e senza assecondare gli enormi interessi economici che gravitano intorno al calcio moderno, ma tenendo conto delle necessità della città e dei suoi abitanti, tifosi o meno che siano".


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