Dzeko: "Pensare al futuro e al ritiro mi fa ancora un po' paura, quando i giovani andranno al doppio ci rifletterò. In Italia ci sono arrivato tardi ma ho imparato tutto qui"

L'attaccante della Fiorentina, Edin Dzeko, ha parlato a Sportweek anche delle sue tappe iniziali ed intermedie della carriera, con uno sguardo al futuro e ad ritiro che ancora non sembra proprio interessarlo:
Il bomber ‘alla Dzeko’ va di moda? Non ho inventato nulla, sono fatto così. Spesso dall’esterno si valuta il rendimento di una punta guardando il numero di gol segnati, ma io mi diverto a giocare a calcio e non sopporto l’idea di restare fermo in area ad aspettare una palla-go. Mi piace entrare nel gioco, mandare in porta i compagni. E devo dire grazie all’Italia: anche se sono arrivato qui a 29 anni, quasi tutto quello che so sul calcio l’ho imparato da voi.
La mia infanzia a Sarajevo? Quel contesto ti plasma, perché impari subito a non dare nulla per scontato. I miei genitori uscivano da casa per cercare cibo, io e mia sorella avevamo paura che non riuscissero a tornare. Non è stato semplice, ma oggi sono fiero della cultura del sacrificio che ho sviluppato. Tutto ciò che faccio è dedicato ai miei genitori, per me è fondamentale che siano orgogliosi di me. Il primo stipendio da calciatore l’ho usato per portarli fuori a pranzo insieme a mia sorella.
I top match della mia carriera? Il primo ricordo è la rimonta col City contro il QPR, quando Aguero segnò il gol decisivo allo scadere e vincemmo la Premier. Roma-Barcellona però, viene davanti a tutto. Non ci eravamo dati per sconfitti ma dopo il 4-1 subito all’andata le cose si erano messe male. Alla fine è bastato un gol: 1-0 per noi poco dopo il fischio d’inizio, l’Olimpico diventa una bolgia, la squadra si compatta e sprigiona un’energia pazzesca. Da lì in poi ci abbiamo creduto tutti.
Rimpianti? Non rimpiango le scelte, perché il passato non si può cambiare. Ho fatto una grande carriera e ne vado orgoglioso. Certo, se devo scegliere una partita che mi ha lasciato l’amaro in bocca… penso al City e al Bologna (con l’Inter ndr).
Se penso al ritiro? Eh (ride ndr) ogni tanto sì. In Turchia mi sono stati concessi 30 giorni liberi in due anni, è stato stressante. Ogni tanto ho voglia di staccare e godermi la famiglia, poi però l’amore per il calcio prende il sopravvento e spazza via ogni pensiero. Sento che sto ancora bene, che posso dare ancora tanto. Dopo? Anche se la gente che a 39 anni dovrei pensare al futuro, a me fa un po’ paura rifletterci adesso. Resterò nel calcio al 100% ma è ancora presto per pensare con quale ruolo. Quando i giovani andranno al doppio della mia velocità, comincerò a farmi qualche domanda”.