“Italiano è divisivo ma a Bologna rispetto a Firenze ha trovato attaccanti adatti al suo gioco. Presto per definire i suoi meriti e quelli della società, non fa il calcio di Guardiola ma..."

Sul proprio blog Lagabbiadiorrico.com, il match analyst Michele Tossani ha effettuato un’analisi sul Bologna dell’ex tecnico della Fiorentina Vincenzo Italiano, recentemente vincitore della Coppa Italia. Tossani ha evidenziato alcuni punti d’incontro e le differenze rispetto al triennio in riva all’Arno dell’allenatore siciliano.
“Circa 30.000 bolognesi presenti allo Stadio Olimpico, col resto della città felsinea divisa fra maxischermi, locali o semplici abitazioni private. Una città in attesa all’inizio, una città in festa dopo la finale che ha riconsegnato al Bologna la Coppa Italia, cinquantuno anni dopo l’ultima volta. Un risultato eccezionale per un club non più abituato a vincere. Quello del 1974 è stata infatti l’ultimo trofeo conquistato dai rossoblù. Da quando il tycoon italo-canadese ha preso in mano le redini della società (2014) il Bologna ha intrapreso la strada virtuosa di una costante crescita: un processo culminato lo scorso anno con la conquista di un posto in Champions League. Quest’anno il compito più arduo, quello di ripetersi. Impresa non facile dato che i principali protagonisti di quella storica annata erano partiti per altri lidi. Era andato via Thiago Motta, assieme a Joshua Zirkzee e Riccardo Calafiori, elementi chiave del Bologna dell’anno scorso”.
“Nonostante queste partenze, Giovanni Sartori e Marco Di Vaio sono riusciti a costruire una formazione competitiva. Soprattutto, i due dirigenti hanno azzeccato la scelta del sostituito di Motta, individuato in Vincenzo Italiano. È ancora presto per dire quanto sia il merito del tecnico e quanto quello della società in questi risultati. Un esercizio di stile forse, ma che non può non essere fatto ricordando altri tempi in cui erano i club a fare le fortune degli allenatori (come nel Catania di Pietro Lo Monaco). D’altronde si tratta di una vexata quaestio: la vittoria di un Gran Premio è merito della macchina o del pilota? Resta comunque la bellezza del veder giocare questo Bologna. Ok, quello di Italiano non è ‹‹un calcio alla Guardiola, alla Arteta›› come entusiasticamente dichiarato dall’attaccante del Lens M’Bala Nzola (suo ex calciatore con le maglie di Trapani, Spezia e Fiorentina) ma resta sicuramente una proposta europea, interessante, con tratti peculiari nel panorama tattico italiano”.
‘Italiano è divisivo ed è stato spesso oggetto di critiche, ma…’
“Reduce dalle tre stagioni di Firenze (con tre finali conquistate e perse fra coppa Italia e Conference League), Italiano rappresenta la classica figura del tecnico divisivo. Le sue vedute tattiche sono spesso state oggetto di critica da parte di stampa e tifosi, così come è diventato proverbiale quello che molti hanno definito come una sorta di atteggiamento talebano, nel senso di rigido ed estremista. E questo soprattutto per due aspetti chiave che connotano il gioco di Italiano: il pressing feroce uomo su uomo, da applicarsi contro chiunque e la linea difensiva altissima, con i due centrali di difesa chiamati a coprire molto campo alle loro spalle. Un atteggiamento coraggioso, financo spregiudicato, zemaniano per certi versi. Ma un atteggiamento che ha ampiamente ripagato il tecnico e la squadra. E questo nonostante le perplessità di certa stampa che, così come avviene per il famigerato fuorigioco del Barcellona di Hansi Flick, non riesce a concepire la tattica come un qualcosa di diverso dall’italico 5-3-2 fatto di blocco basso e contropiede”.
“L’intensità che il Bologna riesce a sprigionare con continuità all’interno della stessa gara e in tutte le partite è segno dell’ottimo lavoro svolto da Italiano e dal suo staff. Eppure il Bologna di Italiano non è soltanto fase difensiva. Anche in attacco ci sono dei pattern evidenti, visti nuovamente nella finale vinta col Milan. Uno di questi è la ricerca dell’uno contro uno da parte degli esterni offensivi. Cosa che i rossoblù cercano di trovare sia con Dan Ndoye che con l’argentino Benjamín Domínguez, che con Riccardo Orsolini”.
‘Rispetto a Firenze ha trovato due attaccanti adatti al suo tipo di gioco’
“Quest’anno poi, cosa che non gli era capitata in riva all’Arno, Italiano ha avuto a disposizione due centravanti in grado di sfruttare il volume di gioco proposto dalla sua squadra e di poter catturare anche quelle rifiniture che nelle sue squadre arrivano prevalentemente tramite palle esterne. In Santiago Castro e Thijs Dallinga infatti il Bologna ha due attaccanti forti nel gioco aereo, in grado di difendere palla per far salire la squadra e, nel caso dell’argentino, anche autosufficienti. Inoltre, la stessa fase offensiva (come quella difensiva) ha nell’intensità la sua caratteristica principale. Il Bologna gioca per andare nell’altra metà campo il prima possibile. Una volta arrivati negli ultimi trenta metri di campo, qualora la situazione lo veda affrontare una difesa bassa, ecco che la squadra emiliana può muovere palla con più raziocinio, ma sempre allo scopo di trovare uno spazio attraverso cui far arrivare la sfera dentro l’area avversaria. Con queste armi Italiano si è guadagnato le redini del Bologna e ha riportato un trofeo sotto il cielo de la Dotta. E la festa può cominciare in Piazza Grande”.