George Lakoff, professore e accademico statunitense, ha coniato la geniale metafora “Non pensare all'elefante” per far comprendere quanto il linguaggio influenzi la nostra mente. Infatti, se a qualcuno viene chiesto di non pensare ad una certa cosa, è veramente difficile, se non impossibile, farlo. Ecco, Italiano e i giocatori della Fiorentina dovrebbero fare esattamente questo: non pensare alla scorsa finale di Conference.

Atene non è Praga

Il passato è passato e questo atto conclusivo della Coppa non deve aver niente a che vedere con l'ultima, persa - allo scadere - contro il West Ham. Primo, perché il livello dell'avversario non è esattamente lo stesso, senza troppo togliere alla rosa di Mendilibar. Secondo, perché adesso la Fiorentina ha un'esperienza maggiore rispetto ad un anno fa (complici - ahinoi - le due finali perse). Terzo, perché lo stesso Italiano adesso dovrebbe sapere come ci si comporta in un appuntamento del genere.

Imparare dal passato per costruire il futuro

Insomma, imperativo non pensare a Praga, pena il rischio di replicare gli errori commessi contro gli inglesi: su tutti, il centro mancato da Mandragora e la fatale disattenzione di Igor su Bowen. Ovviamente, non sarà per niente facile. Come stanno tornando in testa a tutti i tifosi in questi giorni, figuriamoci se quei pensieri/flash non campeggeranno nei cunicoli dei ricordi dei calciatori. Ma questa volta può andare diversamente. Praga sia solo un brutto e lontano ricordo, Atene un traguardo, ma anche un punto di partenza. Per (ri)costruire da lì, a prescindere dal risultato finale.

Un trofeo per rimettere ordine e ricominciare. Non ci saranno ripensamenti alla Gasperini, in casa Fiorentina è tempo di cambiamenti
Via i discorsi, via le chiacchiere, via il futuro, in questo momento conta soltanto mercoledì. Perché l’appuntamento...

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