È da poco uscito l'interessante volume Calcio, Politica e Potere, pubblicato da Edizioni Mondo Nuovo, che tratta di come, a livello continentale, il calcio sia divenuto anche un catalizzatore dell'identità europea e un bene da esportare che contribuisce alla promozione di un brand continentale universalmente riconosciuto. Inoltre è percepito come strumento di integrazione europea e, come veicolo per la diffusione di principi e valori positivi, fair play, lotta al razzismo, uguaglianza e rispetto degli avversari.

Fiorentinanews.com ha voluto interpellare in esclusiva su alcuni temi collegati il politologo Valerio Mancini, professore e direttore del Centro di Ricerca della Rome Business School e coautore del libro insieme ad Alessio Postiglione e Narcís Pallarès-Domènech.

Sig. Mancini, parliamo di Geopolitica e potere: queste due componenti influiscono le disparità economiche nel calciomercato attuale, come quelle di Premier League e Arabia? E in che modo? 
“Gli Stati utilizzano da sempre il calcio per affermare la propria identità nazionale e per proiettarsi geopoliticamente. Come sottolineiamo nel libro il calcio non è soltanto uno sport, ma un vero e proprio strumento di soft power, utilizzato dalle potenze economiche e politiche, ed esso stesso un attore geopolitico globale: la Fifa ha più Stati-membri delle Nazioni Unite e il potere di assegnare un Campionato del Mondo incide sul destino di quel territorio. I mondiali in Russia e in Qatar, gli ingaggi stellari dei sauditi, sono un esempio emblematico in questo senso. Il caso dell’Arabia Saudita rappresenta un caso emblematico in tal senso. Quello dello sport-washing è uno dei molti fenomeni multidimensionali che più meglio ci fanno capire la relazione tra calcio, geopolitica e, soprattutto, geoeconomia. Tutti i Paesi che hanno problemi reputazionali in termini di “nation branding” cercano i mezzi più efficaci per contrastarlo. Nessuno vuole essere percepito in modo sbagliato o negativo, soprattutto se si vuole avere a che fare con il mondo occidentale, dove valori come la democrazia e i diritti umani sono considerati fondanti ed universali e non possono pertanto essere messi in discussione”.

Commisso è un grande imprenditore negli USA e sta cercando di rendere la Fiorentina una squadra importante, innovativa e avanzata grazie a strutture moderne come quelle del Viola Park. Come valuti questo percorso intrapreso dai viola?

“La storia di Rocco Commisso è quella del classico self made man partito dall’Italia con un sogno e che ha costruito un impero dal niente, ma con una grande passione per il calcio. Un imprenditore così lo abbiamo avuto nel Belpaese con Silvio Berlusconi. Quando è arrivato a Firenze Commisso ha fatto grandi promesse perché non si era ancora scontrato con la dura realtà della politica e della burocrazia italiana che, a differenza degli Stati Uniti d’America, non privilegia gli investimenti privati, ma costantemente pone i bastoni tra le ruote impedendo così il progresso in un Paese che al contrario avrebbe bisogno di un sostanziale rinnovamento delle infrastrutture. La questione stadio rimane ancora un punto sospeso, un tasto dolente. Tuttavia Commisso passerà certamente alla storia per aver costruito il Viola Park, un vero e proprio gioiello che già invidiano nel resto del mondo e che rappresenta la chiara dimostrazione della volontà del presidente della Fiorentina di rendere grande il club viola. Non è semplice far crescere una squadra e una società quando si cerca di fare le cose “per bene“, ovvero nel totale rispetto dei conti economici e delle regole. Il merito di Commisso sta anche in questo, nell’essere onesto e nel provare a raggiungere i risultati senza ricorrere a sotterfugi combattendo le sue battaglie per la Fiorentina e per il calcio in generale. Il Viola Park rappresenta la volontà di un uomo di lasciare un’eredità importante alla Fiorentina, alla città di Firenze, ai fiorentini non per una mania imperialistica bensì per un atto d’amore verso la città e un popolo che ha dato tutto per questa società e per questa squadra. Certamente da questo centro sportivo si costruiranno le basi per una società che ogni anno punta ad alzare l’asticella. La conferma dell’allenatore e i traguardi ottenuti la scorsa stagione, seppur con l’amarezza delle due finali perse, sono un ottimo biglietto da visita in vista delle prossime stagioni che la Fiorentina si augura possano regalare emozioni e successi ancora più importanti”.

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