"Il dibattito sul Franchi ha preso una deriva surreale, l'ennesima invettiva della moglie del nipote di Nervi. Prima l'interesse della città, poi la discussione filosofica"

Il rifacimento dello stadio Artemio Franchi è un argomento che sta facendo discutere. Ma questo dibattito "sembra aver preso una deriva surreale", sottolinea il giornalista de La Nazione, Stefano Cecchi.
"Maxwel Ayrton e John William Simpson in Inghilterra sono considerati fra i più significativi architetti del Novecento - scrive ancora - ma non risulta che nipoti o cognati di costoro nel 2002 abbiano sollevato proteste o comitati quando si decise che il vecchio e glorioso stadio di Wembley, da loro progettato, dovesse essere abbattuto per far posto a una struttura più funzionale per il futuro. Per carità, Inghilterra e l’Italia hanno cultura e stili diversi, ma leggendo l’ennesima invettiva furiosa di Elisabetta Margiotta Nervi contro il restyling dello stadio progettato dal nonno del marito (ha parlato addirittura di «vergogna» e di «onta per Firenze») si ha come l’impressione che magari a Londra si sia stati irriguardosi verso il passato, ma che qui si stia esagerando nel senso opposto".
E ancora: "Ma in casi spinosi come questo, insegnava un altro inglese come Thomas Hobbes, "primum vivere, deinde philosophari". Prima l’interesse della città, poi il discuterne filosoficamente. E oggi, se il primo interesse di Firenze è avere uno stadio a misura del tempo, l’unica via percorribile (anche se acciottolata) è quella del progetto Arup".