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Marin Pongracic con la maglia viola. Credits: ACF Fiorentina
Marin Pongracic con la maglia viola. Credits: ACF Fiorentina

Pioli sceglie una Fiorentina pressoché tipo per il secondo test in terra inglese contro il Nottingham Forest, operando una corposa girandola di cambi solo attorno al 75'. Al City Ground la squadra viola gioca una buona gara, riuscendo a rispondere colpo su colpo ad una compagine competitiva come quella inglese allenata da Espirito Santo. Il risultato è di 0-0 ma la gara è stata piacevole, con la Fiorentina che si è resa pericolosa con Kean, Dodô, Ndour e anche col giovane Braschi nel finale.  

I promossi: la leadership di Pongracic, motorino Dodô

Pongracic: A suo agio nel ruolo di perno centrale della difesa a tre, chiude, riparte e imposta con autorità e classe. Guida la difesa in maniera impeccabile, concedendosi anche qualche svolazzo tecnico apprezzabile. Appare anche in condizioni fisiche molto incoraggianti, specialmente alla luce del calvario dello scorso anno. 

Dodô: Altro che ‘mal di pancia’, il brasiliano sgasa sulla corsia di destra che è un piacere. Intraprendente, ficcante, purtroppo non incisivo sotto porta, quando coglie la traversa fallendo una grande occasione da pochi metri. Tantissima corsa, tante accelerazioni ma anche grande abnegazione in copertura contro clienti scomodi come Hudson-Odoi e Ndoye.

Richardson: entra ed è subito vivo, ci mette intensità e qualità. Intraprendente, offre un pallone d'oro a Braschi ed è molto applicato e costante in pressing. Un giocatore la cui crescita è tutta da seguire e monitorare con attenzione.

I bocciati: Ndour impreciso, Dzeko non trova il suo centro

Ndour: l'arrivo di Sohm è già una chiara indicazione per la mediana, ma per l'ex Psg sarà complicato allo stato attuale pensare di poter partire da titolare senza un salto di qualità sotto ogni aspetto. Tanti palloni persi anche pericolosi, un passo non supportato dall'adeguata frequenza che serve, soprattutto in un centrocampo a due, per poter incidere. Si rende pericoloso con una girata su calcio d'angolo, ma è di fatto la vera unica cosa positiva che fa nei minuti in cui resta in campo. Alcune buone scelte in palleggio restano lampi di luce in mezzo a tante incertezze. La volontà non manca, però…

Dzeko: il cigno di Sarajevo fatica a trovare la posizione giusta benché si sbatta molto, si vede pochissimo e non riesce a trovare le sue consuete giocate propositive. Ci sono ancora da oliare vari meccanismi nell'attacco viola, in cui Kean agisce da riferimento, il bosniaco deve ancora trovare i giusti automatismi con la squadra e inserirsi al meglio in un contesto in cui può essere una pedina in grado di fare la differenza.

Fagioli-Gudmundsson: da loro ci si aspetta maggiore impatto sul piano dell'inventiva e della qualità. L'islandese spazia per il campo senza trovare lampi, Fagioli gestisce moltissimi palloni ma non con quella scaltrezza che serve nel ruolo chiave assegnatogli da Pioli in mediana. Entrambi i giocatori devono salire di livello nell'arco della gara.


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