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Marin Pongracic
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Pensieri sparsi in un giorno di mezza estate, dopo le due amichevoli inglesi della Fiorentina.

Titolari e riserve: due mondi a parte. Se Pioli non ha pronunciato la parola Champions a casaccio, dal mercato devono arrivare alternative assai più valide delle attuali.

Dzeko ricorda Ribery. Intelligenza calcistica fuori dal comune. Ogni tocco di palla un'illuminazione per un compagno. Pennellate di colore al gioco viola, ma non chiedetegli di impugnare la ramazza. Un giocatore così in campo è un lusso che bisogna potersi permettere. 

Gudmundsson continua a vagare per il campo in modo anarchico, almeno all'apparenza. Poco inserito nel gioco di squadra. Spesso più vicino alla propria porta che a quella avversaria. Anche lui un “lusso”? Sarebbe troppo.

Per permettersi i due di cui sopra, diciamo un lusso e mezzo, occorre un centrocampo di gladiatori con fisico bestiale, rapidità di pensiero e di esecuzione. Sono curioso di valutare l'apporto di Sohm. Dietro lui e Fagioli, però, c'è quasi il vuoto. Richardson e Ndour? Finora due miraggi.

Mi ha piacevolmente impressionato Pongracic. Puntuale nelle chiusure difensive (ma questo è da sempre il suo mestiere) e abile nell'impostazione del gioco da dietro quando il regista (Fagioli) e francobollato come è accaduto spesso contro il Nottingham Forest.

Divagazione modaiola: la terza maglia. Carina da sfoggiare in Passeggiata a Viareggio o sorseggiando un aperitivo a Punta Ala, più che su un campo di calcio. Ma, alla fine, è solo un dettaglio: conta chi la indossa, non il look da sfilata. 


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