Che il 2012 sia identificato come modello di anno del rilancio è chiaro a tutti, così come è comprensibile e apprezzabile l'intenzione di Rocco Commisso nell'attingere ad un po' di storia viola per costruire la sua prima Fiorentina. Da qui il corteggiamento a Batistuta ma anche il ritorno come ds di Daniele Pradè, uno dei protagonisti della suddetta estate di sette anni fa: con il Re Leone in fase di trattativa e il confermato Montella, altro protagonista dell'ultimo vero ciclo dellavalliano, possiamo però darci un taglio.

Se ne leggono un po' di tutti i colori e la storiella francamente è venuta un po' a noia: da Borja Valero a Viviano, passando per Giuseppe Rossi e perfino Gonzalo o Nastasic. Sono stati risparmiati di fatto solo quelli che hanno smesso, Pizarro e Aquilani, ma si tratta, per chi di più e per chi di meno, di suggestioni o di autopromozioni. Le intenzioni di Pradè sono quelle di ricreare una Fiorentina brillante e talentuosa come quella del 2012 ma non certo con gli stessi interpreti, invecchiati di 7 anni nel frattempo. Il suo lavoro fu reso un po' monco dopo il colpissimo Gomez, per il rendimento scadente del tedesco e la sindrome del rientro finanziario dell'allora proprietà viola. Per questo il ds romano è tornato ad arricchire la sua prima opera ma certamente senza lasciarsi trascinare da quella che sarebbe una inutile nostalgia.

 


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