Nel pareggio contro la Cremonese è parso evidente come il trio di mediana composto da Mandragora-Castrovilli-Barak non sia stato all’altezza della situazione, nonostante l’esito positivo finale. Già nelle precedenti sfide era emerso come questa Fiorentina soffra l’assenza di muscoli davanti alla difesa, ma anche di quell’imprevedibilità vicino alla porta avversaria capace di scombussolare le carte in tavola. E ci stiamo riferendo alle due mancanze di Italiano dell’ultimo periodo, Sofyan Amrabat e Jack Bonaventura.

Il marocchino, nonostante le evidenti difficoltà nel gestire la fase di regia, serve come il pane a questa squadra. Non solo per i suoi recuperi palla, ma anche per le letture preventive che gli permettono di capire in anticipo le mosse degli avversari. Italiano contro la Cremo lo aveva giustamente risparmiato (vista la diffida), finendo per inserirlo soltanto per i minuti finali, ma la sua assenza in mezzo al campo si è sentita. Bonaventura, invece, è quel quid in più necessario per una formazione che altrimenti farebbe fatica a sfondare dalle zone centrali. Il suo essere “fastidioso” nel non dare punti di riferimento per i difendenti avversari è un altro aspetto che è mancato negli ultimi incontri.

A differenza di Mandragora e Barak, il primo ordinato ma poco più, il secondo molto mobile ma avulso dal gioco, l’unico che è andato oltre il compitino in semifinale è stato il numero 10 della Viola. Con i suoi strappi, o tentativi di essi, e con i suoi movimenti con la palla Castrovilli è riuscito a portare quella fantasia che stava mancando all’interno di una gara tragicamente priva di emozioni. Un difetto del centrocampista barese è legato alla sua struttura fisica, insufficiente in partite dove la fragilità non è ammessa.

Tuttavia, le idee e le trame di gioco che può inventare costituiscono un’arma in più per una formazione che sarà orfana del suo Jack ancora per un po’. Per Castrovilli è giunto allora il momento di prendere in mano il centrocampo della Fiorentina, con giocate di qualità che solo lui sa fare. Con dribbling secchi e precisi a tagliare in due le retroguardie avversarie. Con quell’estro che dovrebbe caratterizzare ogni fantasista che porta sulle spalle il numero 10.

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