Si sa, i fiorentini sono polemici per natura. E non solo gli abitanti di Firenze, ma specialmente i tifosi della Fiorentina. Quando si vince 4-0, “si poteva fare il quinto gol”, mentre quando si perde malamente l’angoscia da retrocessione è dietro l’angolo. Ecco che allora Cristiano Biraghi, ancora una volta, con le sue ultime dichiarazioni, si è mostrato come il prototipo ideale di capitano di questa tifoseria.

Si badi bene, questa non è altro che una provocazione suscitata dalle affermazioni di un giocatore che per dimostrare il proprio affetto deve sempre dipingersi come vittima sacrificale. Siamo certi che Biraghi ami questa maglia e che le sue intenzioni siano reali. Si era già espresso così in passato, con dichiarazioni simili a quel “parafulmine delle critiche”, perciò la sua uscita non è certo nuova. E nemmeno inaspettata per il tipo di persona.

Stiamo infatti parlando di uno che - giustamente - non vuole mai farsi mettere i piedi in testa: al massimo lo farebbe soltanto per difendere i propri compagni. E se tecnicamente il capitano della Fiorentina non eccelle (eccezion fatta per il capitolo cross), le sue doti si ritrovano prevalentemente nel carattere. Autoritario, disciplinato e anche ‘cazzuto’, Q. B.. Certo, non è sempre un obbligo il fatto di rimarcare le tante critiche subite – d’altronde, quale calciatore ne è esente? – ma probabilmente questi sfoghi sistematici lo aiutano a liberarsi per giocare con la mente più sgombra.

Quale che sia il vero motivo per cui Biraghi si scarica così, il suo modus operandi non è poi così lontano da quello di tanti fiorentini. Una polemica continua, spesso vana, come mezzo per esprimere i propri sentimenti verso una piazza che fa della passione la sua prerogativa. E allora si capisce perché Cristiano voglia mettere radici a Firenze. Perché quella Milano (anche calcistica) che non l’ha saputo capire non era il luogo adatto per un professionista, sì dedito in campo ma contraddistinto da istinti da ‘salvatore della patria’ fuori.

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