Sarà una nuova finale. Per i giocatori, per la squadra, soprattutto per Montella. Ma la sensazione, dopo il pareggio contro l’Inter, è che il tecnico della Fiorentina abbia ritrovato sorrisi e certezze. Nel momento più difficile non è stato lasciato solo. Dalla nuova proprietà, dai dirigenti, ma soprattutto dai calciatori, che saranno chiamati ad una nuova impresa, per chiudere l’anno in modo degno e per salvare una panchina che, ancora oggi, rimane traballante.



Ma Montella, al di là delle critiche dei tifosi, che continuano e che continueranno fin quando sarà ancora a Firenze, sta dimostrando di avere le spalle larghe e di non aver mollato in un momento dove, un po’ per tutti, era già ‘fuori’. Si è affidato ai ‘vecchi’ contro l’Inter. Ed è stato salvato da un giovane: Vlahovic. Il suo pupillo, l’attaccante che spera di far esplodere nei prossimi mesi. D’altronde, rischiando, fu proprio Montella a dire a Pradè questa estate: "Puntiamo si di lui". Un azzardo che ha rischiato di pagare caro, in una Fiorentina troppo leggera davanti, con un Ribery purtroppo a mezzo servizio e un Chiesa che fino ad oggi non si è espresso a grandissimi livelli.



La classifica rimane brutta, un po’ tutti però hanno capito il rischio e l’obiettivo di una stagione di transizione: la salvezza. Per poi costruire, costruire davvero qualcosa di importante. Al di là dell’allenatore sarà importante il mercato di gennaio. Che dovrà per forza di cose essere atipico. Tre giocatori importanti, soldi sul piatto, anticipare qualche acquisto che era stato programmato per giugno. Commisso lo farà. E allora sarà più facile per tutti arrivare in fondo a questa stagione. Montella o non Montella. Perché gli allenatori contano, ma fino a un certo punto. Se è vera la teoria del 20%, giochiamoci bene l’altro 80% per adesso. Poi arriverà anche il tempo di grandissimi allenatori. Senza dimenticarci che Montella rimane uno che di calcio ci capisce. E anche di uomini.


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