Il centrocampista della Fiorentina, Sofyan Amrabat, ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale viola (Acffiorentina.com).

“Non penso troppo al futuro - ha detto - Puoi lavorare pensando al presente o al futuro. Puoi avere molte idee e progetti, ma tutto può cambiare da un giorno all’altro. Al momento mi concentro sulla Fiorentina. Mi concentro su me stesso, sulla mia crescita, sul voler diventare un giocatore migliore, per aiutare il mio club e la mia Nazionale. Magari fra due anni la Fiorentina sarà la migliore squadra italiana. È difficile, ma nel calcio non si sa mai. Basta vedere come stanno andando le cose questa stagione e quante cose siano cambiate da quella scorsa. Sono molto ambizioso. Do il massimo per la Fiorentina. Se facciamo bene, le cose possono cambiare rapidamente. Sono musulmano, credo che tutto sia scritto. Non puoi stare a casa a dormire tutto il giorno, devi lavorare, devi dare il massimo".

Poi ha aggiunto: "Sento una responsabilità nei confronti del club, della città di Firenze, dei tifosi della Fiorentina. È una grande responsabilità. Io non penso “Ok, ho giocato, che si vinca o si perda io vado a casa, non mi interessa più”. Invece la partita me la porto a casa. I miei genitori me lo vedono in faccia. Se la partita va male, è meglio non parlarmi. Se sei un vincente, vuoi vincere sempre. Io voglio vincere ogni settimana. E se perdiamo, non sono certo contento. Per i fiorentini, la Fiorentina è tutto. E io sento una responsabilità nei confronti di tutto questo".

Il calcio senza tifosi non piace a Sofyan: "Mi piace la pressione. Il mio agente mi dice sempre: “Se c’è una partita importante, non mi preoccupo”. Mi piace giocare in stadi pieni, con i tifosi avversari che mi fischiano. Questo è quello che voglio, questo è il motivo per cui gioco a calcio. Detesto giocare in queste condizioni, con gli stadi vuoti. Non percepisco l’energia...Per noi giocare in stadi vuoti fa la differenza. Se si guardano le partite che vengono disputate in questo periodo in tutto il mondo, si nota come il livello si sia un po’ abbassato dappertutto, così come l’intensità. Forse commettiamo più errori. Ad esempio quando passi la palla indietro al portiere o a un compagno marcato, il pubblico inizia subito a rumoreggiare, a urlare “uomo”. Ora come ora, non si sente nulla del genere. Perché sei più concentrato e concedi meno all’avversario. Se subisci uno o due gol, i tifosi vogliono la tua testa. È una cosa mentale. Non dovrebbe succedere, ma a volte capita. Non è come fare allenamento, perché ci sono comunque dei punti in palio, ma con lo stadio pieno cambia tutto. È una sensazione che provi in maniera automatica, è come quando guardi la partita in televisione, senza il pubblico. Si gioca a calcio per i tifosi".

 

 


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