Il ritorno di Cesare Prandelli sulla panchina viola ha ridato vigore a tutto l’ambiente Fiorentina, che nelle ultime settimane sembrava aver perso un po’ d’entusiasmo. Il Prandelli 2.0 è appena iniziato, e la redazione di Fiorentinews.com ha contattato in esclusiva il noto giornalista RAI Alessandro Antinelli, bordocampista della Nazionale che conosce molto bene l’allenatore di Orzinuovi sin dai tempi in cui sedeva sulla panchina azzurra.

La Fiorentina ha esonerato Iachini, scegliendo come sostituto Prandelli. È la scelta giusta? Vi siete sentiti?

“Ci siamo sentiti, è super carico, come non lo sentivo da un po’, e io sono molto felice per lui. È stato giusto esonerare Iachini, e secondo me è stata una decisione presa in ritardo. Non discuto l’uomo Iachini, persona straordinaria, ma al netto di quelle che sono le ambizioni della Fiorentina, per come è concepita la squadra, per la qualità dei suoi giocatori penso che l’arrivo di Cesare possa valorizzare l’intera rosa. Adesso credo che ci siano tutti gli elementi per far quadrare il cerchio”.

Cosa può dare Prandelli a questa Fiorentina? Non rischia di rovinare il bel ricordo dei 5 anni gloriosi a Firenze?

“Prandelli è una persona molto intelligente, che quando ha ponderato questa scelta sapeva benissimo che il rischio c’era, ma dobbiamo ricordarci che Cesare non è stato solo l’allenatore della Fiorentina, ma vive a Firenze ed è il primo tifoso viola. La chiamata della Fiorentina è una situazione speciale per lui, non poteva dire di no. A questa squadra può dare tanto, valorizzando per prima cosa il centrocampo viola, che ha una cifra tecnica notevole. Prandelli ha già dimostrato in passato che con i giocatori di qualità sa cosa fare, sa sfruttarli nel massimo delle loro potenzialità. Inoltre dovrà valorizzare gli uomini d’attacco, perché se hai a disposizione Ribery e Callejon non puoi schierarli fuori ruolo. La chiave sarà alzare la qualità del palleggio in mezzo al campo per sfruttare il parco attaccanti che ha la Fiorentina. Da Cutrone, Kouame e Vlahovic ci si deve aspettare i gol”.

Come cambia tatticamente la Fiorentina con Prandelli?

“Direi innanzitutto difesa a quattro, visto che dietro hai a disposizione giocatori versatili come Milenkovic, che poi può diventare una difesa a tre e mezzo, cosa che vediamo sempre più spesso nel calcio di oggi, con Biraghi libero di partecipare alla fase offensiva. Poi, torno a ripetere, Prandelli dovrà esser bravo a cambiare il volto del centrocampo viola, perché con i giocatori che ha la Fiorentina, la squadra deve esser padrona del possesso e della partita. Di conseguenza la squadra alza il suo baricentro e non va in apnea in fase difensiva. Assolutamente 4-3-3 o 4-2-3-1".

Prandelli, secondo lei, è più Commissario Tecnico o allenatore da club?

“A mio parere è un allenatore da club, che ha fatto bene da Commissario Tecnico, ma al quale piace lavorare tutti i giorni con la squadra. Inoltre sa valorizzare i giovani, e questa sua caratteristica può tornare utile alla Fiorentina anche in ottica futura, con Prandelli magari nelle vesti di direttore tecnico. Mi auguro che innanzitutto faccia bene sul campo, ma se poi a Commisso piace la sua idea di calcio, con Cesare come direttore tecnico potrà impiantare il suo tipo di calcio anche nel settore giovanile, magari in collaborazione con Aquilani, con un’unica idea di calcio dalla prima squadra in giù”.

Per Prandelli contratto a otto mesi, poi si vedrà. Può essere l’allenatore del futuro per il nuovo progetto Fiorentina o è pronto a vestire i panni da dirigente?

“Non ne ho parlato personalmente con lui, so solo che Cesare è molto contento della scelta che ha fatto. Ora pensa solo a lavorare bene, perché non è sempre semplice subentrare a stagione in corso. A luglio verranno tirate le somme e verrà fatto il punto sul da farsi. Sulla questione contrattuale, la scelta di accettare un contratto così breve è in linea con la persona di Prandelli: non sarebbe stato da lui pretendere un contratto da un anno e mezzo o due, soprattutto in un momento difficile che investe anche il mondo del calcio a causa della pandemia. Questa scelta la trovo in linea col personaggio in questione”.

Se non fosse arrivato Prandelli, chi avrebbe visto bene sulla panchina della Fiorentina?

“Scorsa estate si parlava molto di Juric e De Zerbi, che ad oggi si stanno dimostrando due degli allenatori migliori sulla piazza. Se sono rimasti dove sono evidentemente la corte della Fiorentina non è stata così decisa. Però ad oggi Commisso ha ingaggiato un allenatore con una storia importante ed è giusto dargli fiducia. Sarebbe riduttivo definire Prandelli un “traghettatore”, non lo ritengo giusto nei suoi confronti”.

Un pregio e un difetto di Cesare Prandelli da te che spesso sei stato vicino alla sua panchina?

“Un pregio è sicuramente il fatto che lui non è uno che guarda al nome di un giocatore prima di schierarlo in campo: per lui vale il principio che chi è in forma gioca. Emblematico è il caso Giuseppe Rossi in Nazionale: lo convocò quando giocava nel Villareal, preferendolo a nomi più blasonati. Successivamente nel 2014, Rossi veniva da un infortunio, venne comunque inserito nel listone dei Mondiali in Brasile, ma alla fine Prandelli fu costretto a lasciarlo a casa. In quell’occasione Cesare fu troppo buono, perché Rossi probabilmente non meritava di stare nemmeno nella lista dei 30. La sua eccessiva sensibilità, è l’unico difetto, se così possiamo chiamarlo, che mi viene in mente pensando a lui”.


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