Quando la Fiorentina decise di puntare su Amrabat a inizio estate c'erano delle lecite perplessità legate alla rinuncia qualitativa che era stata fatta con Torreira, integrata parzialmente (o almeno per ora lo abbiamo visto a sprazzi) da Mandragora. Di sicuro il marocchino regista non lo era e non lo sarà mai, pur potendo stazionare davanti alla difesa ma con compiti diversi.

Già a Verona con Juric, la manovra passava tutta da Miguel Veloso e non è un mistero che quando a Firenze a lui è stato chiesto di costruire ai tempi di Iachini le difficoltà non mancassero. Da qui in sostanza la presa coscienza in casa viola dell'esigenza di aggiungere qualità ai suoi lati, per dare una mano a Bonaventura, l'unico vero centrocampista di classe nel reparto.

Ecco allora Antonin Barak, mezzala più che trequartista per sua stessa ammissione, e presumibilmente anche Nedim Bajrami, più esterno adattato (nasce da trequartista) ma vista la giovane età plasmabile anche come mezzala di spinta. L'obiettivo sembra chiaro: quello di esentare Amrabat dalla costruzione vera e propria, delegandogli invece intensità e rottura, le sue armi migliori. Questa dovrebbe la nuova Fiorentina: una squadra con qualità più decentrata rispetto alla scorsa stagione.


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