Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio. Lo scriveva Eduardo Galeano nel suo Splendori e Miserie del gioco del calcio e, questa frase, potrebbe benissimo esser ambientata anche in Italia.

Il pallone in Italia smuove quasi un milione e mezzo di tesserati, oltre 12mila società in quasi 18mila campi sportivi omologati (Report Calcio 2019 ndr) creando oltre 3 Miliardi di Euro di impatto socio economico. A questi dati si va, inoltre, a sommare il fatto che circa il 20% dei ragazzi tra 5 e 16 anni è tesserato per una società di calcio e che, quindi, le famiglie decidono di investire nel calcio per la crescita sociale e fisica dei loro figli.

Il Coronavirus, però, ha fermato tutto questo. Esattamente come una macchina senza batteria, il motore del calcio si è spento. Campi chiusi, botteghini sbarrati e tutte le attività circostanti ai campi da gioco ferme. Un dato esagerato a cui, in molti, non hanno pensato.

Per tale motivo, nei giorni scorsi, il Presidente del Casellina Calcio, Giovanni Bellosi ha scritto una lettera mirata a far riflettere, sportivi e non, chiamata “Salviamo il calcio, quello vero”. Fiorentinanews.com ha contattato il Presidente Bellosi.



Presidente, perché ha scritto questa lettera?

Ho scritto perché il tema non è quello del Casellina in sé, perché la nostra è una macchina a cui fari si spengono facilmente. Noi non abbiamo grandi impegni di impianto e coi giocatori. Ci sarà da fare una cura dimagrante a livello economico, ma non è una questione personale. Il calcio è una colonna vertebrale del paese, sia da un punto di vista sociale che in termini sportivi. Non guardiamo in casa nostra, considerando anche che ogni società chiusa sarà una grande sconfitta, pensiamo alle isole. Se dovessero chiudere là, i bambini non avrebbero più opzioni perché non ci sono società vicine come può accadere a Firenze.

Cosa può portare la chiusura delle società calcistiche?

Quel tempo passato dai nostri ragazzi in zone protette non ci sarà più. Perché nelle società sportive non si viene a contatto con delinquenza e droga; si fa sport e non si sta davanti ai videogames; si impara il rispetto dell’avversario e si impara a convivere con altre persone. Il calcio è il luogo dove nascono i nuovi italiani.

Il fatto che la FIGC abbia scoperto tramite una indagine interna che ci sono quasi 3000 società a rischio chiusura, significa che siamo davanti ad un danno sociale grandissimo ed anche calcistico. Perché qualunque campione italiano che gioca nei grandi campionati hanno iniziato sotto casa. Meno realtà ci sono, meno grandi campioni ci sono.



Quanto spende mediamente una società dilettantistica? A quanto possono ammontare le perdite derivate dal coronavirus?

Una società dilettanistica con circa trecento tesserati, una trentina di istruttori, segreteria ed utenze ha un costo medio di 500 Euro al giorno ogni giorno. Anche a Ferragosto e Natale, per tirare su il bandone sono spese che vanno via.

Il vero tema è come ripartire. Ci sono spese che corrono anche se i mutui sono sospesi, più per volontà delle banche che per provvedimenti governativi,  le bollette sono più lente ma bisogna pensare a come ripartire. Infatti, queste società vivono di biglietteria, rette scuola calcio, sponsorizzazioni e di bar/ristorazione. Di queste voci due, in questo momento, sono a zero.

Poi per quanto riguarda gli sponsor, quando le aziende ripartiranno, l’ultimo loro pensiero sarà mettere uno striscione al campo sportivo. Per il bar ci sarà da capire come riaprire ed il tema è complesso visti i distanziamenti e le modalità di riapertura. La biglietteria poi resterà chiusa, si dice, fino a Dicembre 2020, sarà sicuramente ridimensionata. Per quanto riguarda la scuola calcio, poi, dopo tre mesi a casa chi si riscrive avrà diritto ad un bonus perché ha avuto un servizio ridotto. Se non c’è un apporto vero si riparte con meno il 60/70% rispetto alle entrate dell’anno precedente.



Ha sentito i suoi tesserati? Come vi state comportando e quali sono le sue preoccupazioni?

Noi, come Casellina, siamo attivissimi e dai bambini piccoli fino ai più grandi ci sentiamo da mattina a sera. Il vero tema è che i ragazzi hanno una grande voglia di giocare a calcio ma bisogna capire quali saranno i protocolli sanitari. Un conto è la Fiorentina, un conto sono le società visti i costi che i vari controlli di cui si parla hanno. L’altro punto da capire è se torneranno i bambini più piccoli, al momento non so rispondere, ma spero di sì. Vedere ragazzi che smettono di fare sport per via del virus sarebbe una sconfitta.

Un’ultima domanda, quali sono le prime mosse che il Casellina farà nel breve periodo?

Metteremo a disposizione il campo sportivo appena possibile, vogliamo aprire le porte a tesserati e non per fare sport. Vogliamo provare a tornare alla normalità.

Dall’altro lato, per far fronte delle minori entrate, abbiamo fatto appello al volontariato ovvero giocare se si ha voglia. Occhio ai costi, occhio ai conti ma tanta voglia di ripartire e continuare a fare quello che facciamo. Noi, come Casellina, ci saremo.

 

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