Il tema della settimana è stato senz'altro l'addio di Cesare Prandelli, che ha lasciato la panchina della Fiorentina al rientrante Beppe Iachini. Della scelta dell'ex ct della Nazionale e del modo in cui hanno reagito i giocatori, la redazione di Fiorentinanews.com ha parlato con l'allenatore Luigi Cagni:

Le dimissioni di Prandelli hanno spiazzato tutti: cosa pensa della sua decisione?

“Prandelli è stato molto onesto, ha capito che non poteva più essere utile alla causa e si è fatto da parte. La pressione non gli permetteva di rendere al massimo anche se la dinamica del tutto è stata un po’ strana, nel senso che forse non avrebbe dovuto nemmeno iniziare. Rispetto la sua scelta, ma era difficile pensare che prendere in carico una situazione come quella della Fiorentina non avrebbe generato delle forti pressioni”.

In questi giorni si è raccontato di un gruppo molto felice del ritorno di Iachini, e in più nessun giocatore a parte Vlahovic ha salutato pubblicamente Prandelli. Pensa che il rapporto tra squadra e allenatore fosse compromesso?

“Il silenzio sui social ha ufficializzato che i giocatori del calcio moderno non hanno la minima idea di come si faccia questo mestiere e di come si gestisca un rapporto. Può capitare che un calciatore non vada d’accordo con l’allenatore, ma ciò non significa che gli deve mancare di rispetto. L’allenatore, in questo caso Prandelli, è pur sempre un uomo e come tale va trattato; alcuni giocatori, invece, tanto uomini non mi sembrano”.

Tra i più criticati nelle ultime partite c’è Nikola Milenkovic, accusato di essere poco concentrato per via delle voci di mercato che lo riguardano. Pensa che ciò abbia davvero influito sulle prestazioni del ragazzo?

“Partirei da una considerazione generale: molti giocatori di oggi, pur conoscendo il concetto di professionalità, non riescono a metterlo in pratica e non si prendono la responsabilità di niente. Quanto a Milenkovic, molto dipenderà anche dal suo carattere. Anche a me una volta capitò una cosa simile: i tifosi esposero uno striscione con su scritto “Gigi vattene”, ma io lo ignorai e continuai a dare il massimo e a fare il professionista fino all’ultimo. Credo che quella di giustificare le cattive prestazioni con le voci di mercato sia solo una scusa, e i calciatori spesso ne trovano troppe”.


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