A tre giorni dalle dimissioni di Cesare Prandelli, rimbalzano ovunque le parole scritte dall’ormai ex tecnico della Fiorentina. Un flusso di pensiero profondo e sincero, quello partorito dalla penna di Prandelli, uomo di valori e di fede, una sola, quella per la Fiorentina e per Firenze, sua seconda casa ormai. L’allenatore bresciano non ha mai nascosto di essere il primo tifoso viola, e alla chiamata di Commisso, lo scorso novembre, non ha saputo dire di no. E così il matrimonio è presto fatto: sulla panchina lasciata in eredità da Iachini ecco che si siede un nuovo allenatore, tifoso della Fiorentina. 

Ma siamo sicuro che questi due ruoli, l’allenatore e il tifoso, siano due cariche compatibili tra di loro? Tradotto: Prandelli, cuore viola, aveva le carte in regola per poter guidare la Fiorentina? Può un allenatore fiorentino, di nascita o d’adozione, sedersi sulla panchina dei gigliati? 

Guardandoci un po’ intorno, la storia ci insegna che Prandelli non è stato il primo, e probabilmente non sarà l’ultimo tecnico che ha allenato una squadra di cui è tifoso. Citando solo alcuni casi, ci ricordiamo di Serse Cosmi, perugino di nascita e di fede calcistica (nella sua autobiografia raccontò di come confezionava gli striscioni da portare allo stadio per il Grifo). L’attuale allenatore del Crotone, accettò nel 2000 la chiamata di Gaucci, centrando tre salvezze e vincendo anche una coppa Intertoto. Negativo, invece, il ritorno nel 2020, da subentrato, concluso poi con la retrocessione in serie C.

 

Tornando a Firenze però impossibile dimenticarsi di Emiliano Mondonico. Lombardo di nascita ma fiorentino doc di fede, il Mondo (così veniva chiamato dai più) raggiunse il sogno di diventare l’allenatore della Fiorentina nella stagione 2003-04, quando fu chiamato in Serie B dai Della Valle per rimportare i gigliati nel grande calcio. Obiettivo subito centrato, con grande festa al seguito. Peccato però che l’avventura di Mondonico alla guida della viola in Serie A durò solo 12 partite. 



Ma sono veramente tanti gli allenatori-tifosi negli annali del nostro campionato: Claudio Ranieri alla Roma ha risposto due volte alla chiamata d’armi dei giallorossi: la prima volta per poco non regalò un inaspettato Scudetto a Totti e compagni, la seconda, nel 2019, ebbe invece meno fortuna. Inoltre adesso, tutt’ora ben saldo sulla panchina del Torino, troviamo Davide Nicola, piemontese doc e tifoso del Toro, chiamato da Cairo per sostituire l’esonerato Giampaolo. 

Come spesso accade dunque, la diatriba è aperta: c'è chi sostiene che si può essere sia tifosi che allenatori della stessa squadra, e chi invece ritiene il mestiere del tecnico una semplice professione, che nulla c'entra con il tifo né con le simpatie adolescenziali. E se Prandelli probabilmente è stato dilaniato anche dalla pressione di una piazza che non voleva affatto deludere, la provocazione che ne consegue è la seguente: in un futuro più o meno prossimo Antonio Conte, l’allenatore juventino per antonomasia, lo vorreste vedere sulla panchina della Fiorentina? Il calcio è fatto di obiettivi, risultati, soldi e bilanci, ma anche di tanto cuore e passione. Per dubbi e perplessità chiedere a Cesare Prandelli. 

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