Era fine giugno 2017 e quasi (ma non troppo) come un fulmine a ciel sereno un pomeriggio qualunque venne scosso da un comunicato emesso dalla famiglia Della Valle: "La Proprietà della ACF Fiorentina comunica di essere assolutamente disponibile, vista l'insoddisfazione di parte della tifoseria, a farsi da parte e mettere la Società a disposizione di chi voglia acquistarla per poterla poi gestire come ritiene più giusto fare". Questo solo un piccolo estratto del primo, vero, grande segnale dell'inizio della fine che si sarebbe concretizzata due anni dopo con la cessione a Commisso, dopo almeno quattro anni di gestione al ribasso.

Anche allora si faceva riferimento ai "fiorentini veri", non così distanti dai "fiorentini ricchi" citati dal patron americano, con la differenza che la frattura principale allora si era concretizzata con il tifo, chiamato in causa nel comunicato, mentre stavolta l'avversario della provocazione è più orientato sul mondo dell'imprenditoria fiorentina, oltre che sulla stampa naturalmente. Ma anche prima del 2019 qualche accusa diretta a tifosi-vip era arrivata (verso Roberto Cavalli ad esempio). Quella dei Della Valle poteva sembrare una provocazione ma nel contesto di un rapporto ormai usurato da 15 anni di presidenza, quella di Commisso può apparire analoga ma in questo caso di anni di convivenza ne sono passati appena 2... un po' presto per saltare il banco.

 

 


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