Si parla spesso del modello di business della multinazionale Red Bull e del forte impatto che ha avuto negli ultimi anni nel mondo del calcio. Dalla vendita di una bibita energetica, ad azienda mondiale con una fetta di mercato enorme. Tralasciando F1 e tutti gli altri sport colonizzati dal colosso di Dietrich Mateschitz, il modello Red Bull ultimamente fa parlare di sé nell’universo del pallone soprattutto attraverso le vittorie del Lipsia. La squadra tedesca ha debuttato in Bundesliga nel 2016 e ad oggi, coronavirus permettendo, si trova ai quarti di Champions League dopo aver liquidato il Tottenham del signor Mourinho negli ottavi della competizione europea.

Diego Demme

Ma cos’ha in comune il Lipsia e il suo modello di business con la Fiorentina di Commisso? Ovviamente le differenze sono sostanziali. Mediacom fattura meno di un terzo del colosso austriaco Red Bull, oltre al fatto che quest’ultimo è già molti anni che investe nel calcio in vari angoli del pianeta. Inoltre il Lipsia è una squadra completamente rifondata, alla quale sono stati cambiati i connotati (nome, colori sociali), una squadra privata della propria identità, strappata ai suoi tifosi, inchinatasi di fatto al dio denaro. Dunque nulla a che vedere con la Fiorentina, prelevata da Commisso appena la scorsa estate. Il modello Red Bull, però, deve il suo successo, oltre che all’enorme impiego di capitale, anche all’eccellente programmazione sportiva, in cui questo viene riversato: scouting di giovani promesse, formazione professionale di tecnici e addetti ai lavori, investimenti importanti in strutture (campi di allenamento, stadio).

Il primo punto sembra esser condiviso anche dalla proprietà del neo presidente viola. Lo dimostrano le varie operazioni di mercato portate avanti dalla Fiorentina nell’ultima finestra di mercato. Giovani e promettenti i calciatori voluti da Commisso: Agudelo e Igor (22 anni), Duncan (26), Kouame (21), Amrabat (23), Cutrone (22). Il secondo punto riguardante un tecnico preparato e all’avanguardia è da tenere in stand by, visto che la sorte di Iachini è ancora da decidere e le voci sul suo possibile sostituto lasciano il tempo che trovano. L’ultimo caposaldo del modello relativo agli investimenti in strutture moderne invece, è stato fin da subito perseguito con caparbietà dal numero uno viola. Dopo pochi mesi dal suo arrivo infatti, Commisso ha già dato il via al progetto del centro sportivo di Bagno a Ripoli, e forte è la volontà di regalare alla Fiorentina uno stadio di proprietà.



Proprio su quest’ultimo punto ci si può interrogare, sempre facendo un confronto con il Lipsia targato Mateschitz. Lo stadio dei tedeschi, per ovvi motivi di marketing, è stato chiamato Red Bull Arena. Dunque se le cose andranno come previsto, anche la Fiorentina potrà giocare in un nuovo stadio. Nessuno ha mai parlato del nome che potrà avere, ma è ipotizzabile che la proprietà americana voglia imprimere il proprio marchio per gli stessi motivi della multinazionale austriaca. Mediacom Arena, chissà. L’Artemio Franchi rimarrà solo il piacevole ricordo di mille battaglie.


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