E’ la somma che fa il totale, diceva Totò. Ma non sempre è così, almeno per la Fiorentina. Contro il Milan la squadra viola ha messo in campo una prestazione gagliarda, mutilata da un arbitraggio sciatto e un Var distratto, da qualche errore individuale (Milenkovic, Terracciano), da un pizzico di sfortuna (palo di Biraghi). Si sono visti azioni manovrate, pressing, recupero palla, contropiedi. Un’ottima partita, quindi.

Tuttavia le pagelle dei singoli giocatori non raccontano questo scenario. Solo Amrabat e Barak sono arrivati almeno al 7. Tutti gli altri giostrano intorno alla sufficienza o poco più ed alcuni hanno meritato perfino il 5.

Non c’è da stupirsi. A San Siro abbiamo rivisto la Fiorentina della scorsa stagione, quando il valore della prestazione di squadra è stato quasi sempre superiore a quello dei singoli interpreti. L’apprezzamento per Italiano è nato proprio da questa sua capacità di trasformare dei solisti di media tacca (quasi tutti) in un’orchestra di primo piano.

Esattamente il contrario di quanto accaduto nella maggior parte delle gare di questo campionato dove, invece, è stato proprio il complesso squadra a risultare più scarso dei singoli calciatori.

Nel rush finale di questa prima parte di stagione la Fiorentina sembra aver ritrovato se stessa, essere riuscita a conciliare impegni nazionale ed europei, aver recuperato un modo di giocare che esalta il gruppo oltre le prove dei singoli. E se in casa viola la somma non fa il totale, Totò se ne farà una ragione.

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