L'avventura di Dragowski alla Fiorentina sta per concludersi. Il portiere arrivato nel 2016 dallo Jagiellona è pronto a trasferirsi nel Golfo dei Poeti, allo Spezia. Dopo l'ultima stagione in cui ha perso il posto da titolare da Terracciano, l'estremo difensore si è perso. Sia sul piano tecnico, sia su quello tattico. Con l'arrivo di Italiano, infatti, la richiesta di impostare l'azione dal basso e di giocare il pallone rasoterra hanno messo in difficoltà il promettente calciatore che la società dei Della Valle aveva prelevato dalla fredda Białystok.

Nella sua esperienza fiorentina, il Drago era già stato messo una volta in discussione, quando venne scambiato (proprio per Terracciano!) dall'Empoli. In quei sei mesi in provincia, il polacco aveva realizzato però più parate di quante non ne abbia fatte nell'intera scorsa stagione. Capirai... Ma in quella seconda metà di campionato, nonostante la retrocessione finale, Dragowski si era distinto come uno dei migliori portieri della Serie A. Cos'è cambiato allora nei tre anni successivi?

Con Iachini alla guida, il portiere eccelse per una salvezza raggiunta proprio grazie alle sue prodezze (e ai gol di Vlahovic). Cioè, nella stagione immediatamente precedente alla prima di Italiano, Dragowski era stato il miglior giocatore della Fiorentina. Un titolo che è riuscito a ribaltare l'anno dopo in poche semplici mosse. Subito con l'espulsione di Roma alla prima giornata, poi con un lungo infortunio, ancora con un altro cartellino rosso a Napoli e infine per aver compromesso il ritorno della semifinale di Coppa Italia. Insomma, la peggior annata di Dragowski alla Fiorentina. Tanto da aver indotto l'allenatore a sostituirlo e il club a venderlo.

Quando era arrivato, giovanissimo, sembrava un portiere dalle brillanti prospettive. Addirittura, da Nazionale. Nel tempo, invece, sono emersi i suoi limiti. Non per ultimo la sua incapacità di costruzione dal basso. Un fondamentale imprescindibile nel calcio moderno, ma soprattutto nel gioco dell'attuale allenatore. Drago allora se ne va, dopo ben 6 anni trascorsi a Firenze, ma con la consapevolezza di chi, nonostante l'ultima sciagurata stagione, ha consegnato alla Fiorentina un'opportunità per risorgere. Powodzenia Bartłomiej!


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