Quella di Napoli è stata un’impresa. Senza se e senza ma. Una prestazione maiuscola in casa di un avversario sulla carta più forte e in piena lotta per il titolo finale. Una partita in cui, oltre ai piazzati di Gonzalez, Ikonè e Cabral, è venuta fuori tutta la bravura dell’allenatore viola. Vincenzo Italiano era talmente in palla al Maradona da permettersi -e far permettere- alla sua squadra l’inserimento di un “oggetto non identificato” come Sasha Kokorin. Si può dire che il suo ingresso, nei minuti finali, sia stata la ciliegina sulla torta di una partita saldamente nelle mani del tecnico della Fiorentina.

Perché Kokorin all’azione si era visto concretamente soltanto una volta, nell’anno e più da quando è a Firenze. Contro il Benevento in Coppa Italia, in cui si era reso protagonista di una prestazione a tratti imbarazzante, segnata da un errore marchiano davanti alla porta. Poi solo spezzoni di secondi tempi, sempre con quella stessa voglia di chi si alza dal letto il lunedì mattina per andare a lavorare. Contro il Napoli, il minutaggio dell’ex Spartak Mosca non è stato certo enorme, ma è bastato per far intuire che Italiano sta provando a recuperare anche il “dato per disperso” Aleksandr. Nei quasi 10 minuti giocati del Maradona il russo non ha affatto sfigurato, lasciando oggettivamente sorpresi tutti i tifosi viola, che si aspettavano più un Piatek per dare il cambio all’esausto Cabral. Con il pistolero ancora acciaccato, però, Italiano non l’ha voluta rischiare e ha inserito chi in quel momento sentiva che avrebbe potuto aiutare la squadra. Se lo raccontate a qualcuno che non ha visto la partita sicuramente non vi crederà, ma è successo davvero: Kokorin ce l’ha fatta. In quei 600 secondi scarsi, ha guadagnato una punizione fondamentale nella metà campo avversaria, ha tenuto -o meglio, non ha perso- due palloni là davanti e, cosa più importante, ha contribuito alla vittoria. Con sacrificio e forza di volontà. Quasi come ci tenesse anche Sasha a portare a casa quei 3 punti. Quasi come, per una volta, sapesse cosa dovesse fare una volta entrato in campo.

Nel post gara sono arrivati infatti anche i complimenti di Daniele Pradè, l’uomo -uno dei pochi finora- che ha creduto in Kokorin: “E’ entrato in campo con determinazione in un momento difficilissimo, visto che avevamo appena preso il secondo gol”. Un altro miracolo, in questo caso del dio ortodosso Italiano, che, come ha ironizzato un grande ex bomber come “Ciccio” Graziani: “Se lo fa resuscitare, mettiamo una statua di Italiano al posto del David”. Sarebbe certo un sacrilegio, ma qui forse più che a un segno divino, siamo davanti a un grande motivatore. Uno che pur di convincere un giocatore, che in tanti avrebbero abbandonato, sceglie invece di farlo lottare per un obiettivo comune. Che tra le tante qualità di Vincenzo Italiano si sia aggiunta anche la conoscenza del russo?


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