Gattuso e Fiorentina, un matrimonio che "non s'aveva da fare" direbbe uno dei bravi di Don Rodrigo a Don Abbondio, un po' come il matrimonio tra Renzo e Lucia. Nel calcio episodi del genere sono molto rari, ma non è certo la prima volta che un allenatore saluta ancora prima di dirigere il suo primo allenamento. Tra i casi che possiamo citare, uno dei più recenti è quello tra la Lazio di Lotito e "el loco" Bielsa. I biancocelesti annunciarono il nuovo allenatore, salvo poi comunicare le sue dimissioni appena due giorni dopo. Ma, cosa successe nell'estate del 2016?







Il 6 luglio la Lazio annuncia l’arrivo di Bielsa, rivelando di aver depositato il contratto del tecnico e dei suoi collaboratori. Il comunicato, tuttavia, appare la miglior via per obbligare Bielsa ad esporsi: in quelle ore, infatti, si alimentavano i dubbi sul tecnico, attratto dalle sirene della sua Nazionale, dato che si era appena liberata la panchina del Albiceleste. A Roma, infatti, Bielsa non arriverà mai. E così l’8 luglio la Lazio annuncia con stupore le dimissioni del tecnico.

La versione dell'accaduto del tecnico argentino: "Io e i miei collaboratori abbiamo preso questa decisione perché, in 4 settimane di lavoro, non abbiamo ottenuto nessuno dei sette acquisti espressamente richiesti nel piano di lavoro approvato dal presidente Lotito. Nonostante questo, il club ha reso pubblico il contratto che ci legava, malgrado questo non fosse praticabile senza gli acquisti".

Diversa ovviamente la versione della Lazio. Recente la dichiarazione del presidente laziale in cui emerge una nuova prospettiva su quel che avvenne: "Bielsa l’ho cacciato io. Quando stavo in Francia, Tare mi chiamava e mi diceva che aveva comprato dei giocatori che voleva l’allenatore, dopo tre minuti non andavano più bene. Torno a Formello, con Tare chiamiamo l’allenatore e inizia una situazione di un certo tipo. Tare gli parlava, lui rispondeva come se fosse uno scienziato. A un certo punto mi sono mortificato per Igli e ho preso il telefono: “Senta mister, lei se ne deve andare”. Tare era pallido




La verità non la sapremo mai, così come non sapremo la versione dei fatti accaduti di recente a Firenze. Ognuno ha i suoi alibi e tali rimangono. Cosa certa però è che quell’estate si sedette Simone Inzaghi sulla panchina della Lazio. Scommessa vinta e cinque anni di lavoro in cui è riuscito ad aprire un ciclo vincente e a riportare i biancocelesti in Champions League. Cosa accadrà a Firenze non è possibile saperlo, ma perchè no, magari il sostituto di Gattuso potrà ripercorre le orme del neo allenatore dell'Inter.




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