Per chi preferisce far finta di nulla, magari per un meccanismo inconscio di autodifesa, è tutto normale. Poi ci sono i filosocietari ostinati per i quali il colpevole è sempre esterno e la Fiorentina è costante vittima di un complotto internazionale. Ma i fatti al 18 di giugno raccontano di un rapporto quanto mai in bilico tra la Fiorentina e Vincenzo Italiano, quando siamo giunti nella seconda metà di giugno e norma vorrebbe che le parti oltre che consolidate fossero attive per la costruzione della squadra. Già, la costruzione perché di fatto negli ultimi sei mesi l'organico viola è stato privato di tre pezzi principali: Vlahovic, Torreira e Odriozola, tutti troppo costosi o troppo pretenziosi per poter restare a Firenze.

Ma il cambio di guida tecnica avrebbe tutt'altro sapore, quello dell'ennesima ripartenza, dell'incapacità di condividere un progetto tecnico oltre certi livelli: facile farlo con allenatore che arriva da un solo anno di Serie A e tutto sommato accetta tutto o quasi. Più difficile quando l'interlocutore comprensibilmente chiede qualcosa in più a livello tecnico. Sul banco c'è questo e ci sono i soldi del nuovo contratto ma a monte c'è una costante raccapricciante: la capacità di litigare con chiunque da parte del club viola. Dagli addii velenosi di Gattuso e Vlahovic a quelli di Antognoni e Torreira, passando per affari estenuanti e poi non conclusi. Un'abitudine legata anche alla forte (ma senza riscontro dei fatti) autoreferenzialità dei manager viola. E così il tentennio sulla posizione di Italiano rischia di ritardare i piani viola, in un'estate dove il tempo per programmare non mancava certo, così come le risorse economiche. L'auspicio è che la frattura con il tecnico venga poi rimarginata perché ripartire da zero vorrebbe dire applicare la solita tecnica penelopesca della tela tessuta di giorno e scucita di notte: in tal caso, la Fiorentina più che costruire distruggerebbe tutto per l'ennesima volta, con annesso lancio di piatti ed un clima di guerra veramente esasperante.


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