Mister Iachini non si è nascosto, nonostante l’ammissione di non avere la bacchetta magica, e ha chiaramente detto: “questa squadra va curata perché ha una (piccola) malattia”.

Nelle sue due ultime esperienze a Sassuolo e ad Empoli (entrambe da subentrato), come dicono i numeri e come ha ricordato l’allenatore della Fiorentina durante la conferenza di presentazione, gli obiettivi dei club erano stati raggiunti. Addirittura coi neroverdi ha ottenuto il secondo miglior punteggio della loro storia in Serie A e gli azzurri li aveva lasciati non in zona retrocessione prima che venisse esonerato (e arrivò la Serie B).

I presupposti per fare bene ci sono tutti. Un esempio, recente e calzante, è quello della sostituzione di Ranieri per Di Francesco alla Sampdoria. L’ex allenatore viola, anche lui appartenente alla “vecchia scuola”, ha risollevato i doriani senza tanti fronzoli, mettendo in campo concetti semplici e grande organizzazione tattica (dodici punti in dieci partite contro i tre in sette di DiFra). Iachini ha inoltre sottolineato quanto sia importante il non essere integralisti e il mettersi a disposizione dei giocatori (cosa che, oggettivamente, di recente, abbiamo visto poco): un mantra adottato sempre nel corso della sua carriera anche da Ranieri.

Adesso la parola passa al campo: dottor Iachini buon lavoro, prenda in mano lo spogliatoio e risollevi questa squadra, grazie.

GIACOMO TRAMBUSTI


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