Protagonista quasi inatteso di questa stagione, Christian Kouame si è preso la copertina di casa Fiorentina a suon di prestazioni e di sorprese, quelle consegnate a chi si ricordava la sua versione molto sbiadita del rientro post crociato. L'ivoriano a Il Tirreno ha raccontato la sua vita calcistica, a partire da quando sbarcò in Italia, proprio in provincia di Firenze: "Ho iniziato da piccolissimo, più o meno all’età di otto anni, nel campetto davanti a casa, in Costa d’Avorio. Appena uscivo di casa sapevo già dove andare. Quando mi hanno detto dell'Italia non ci credevo. Anzi, in realtà non ci ho creduto fino a quando non ho visto il timbro sul passaporto. Avevo 15 anni, quasi 16: è stato in quel momento che mi sono convinto. Ho pensato che sì, ce l'avevo fatta.

Sono molto contento, perché quando sono arrivato la prima cosa che ho conosciuto è stata proprio la Fiorentina. Tutti i miei compagni della Sestese erano tifosissimi. Vedevamo le partite
insieme e loro mi hanno trasmesso questo grande affetto. E poi, anche in quegli anni, c’era una squadra molto forte. Ci giocavano Borja Valero, Cuadrado. Mi piaceva proprio tutto: vedere i calciatori giocare e osservare il trasporto della tifoseria dagli spalti. Sono convinto che sia stato il destino a riportarmi qui.

Quale destino? Sembrava tutto fatto per il mio passaggio in Premier, poi invece, in un attimo, è cambiata la prospettiva. Per due volte. È vero: all’inizio è stato difficile, ma quando sono tornato, dopo l’esperienza all’Anderlecht, la scorsa estate, ho pensato soltanto a riprendermi ogni cosa, a far diventare realtà quello che per mille motivi non si era mai verificato. Ho sempre avuto davanti ai miei occhi la fiducia incondizionata che questa società ha riposto in me: mi hanno acquistato quando ero ancora in fase di convalescenza per l’infortunio al crociato e il mio unico pensiero, da subito, è stato quello di ripagare questa stima. Non avevo ancora fatto nulla: non volevo e non potevo andarmene così.

La Premier? Non c’era solo il Brighton, le offerte erano davvero tante. Io, fin dal ritiro di Moena, mi sono concentrato unicamente sul dare il massimo, per far vedere a Italiano che, forse, poteva valere la pena. Ho fatto di tutto per dimostrare il mio valore, quantomeno per non lasciare niente di intentato: sapevo che avrei dovuto essere pronto a qualsiasi soluzione, pur consapevole di dover ponderare ben ogni decisione. La mia compagna stava aspettando il nostro secondo figlio: se avessi lasciato Firenze avrei dovuto mettere in conto qualche altra difficoltà da affrontare legata all’ambientamento, ripartendo da zero.

Il contratto fino al 2025? Io ho un solo obiettivo, dare il massimo. Qui mi hanno preso rotto e anche per questo voglio aiutare la Fiorentina a vincere qualcosa di importante".

Il dicembre che preoccupa la Fiorentina: Italiano prova l'ennesima toppa con Kouame ma gli manca il centravanti
Vanno bene adattamento, pazienza, incoraggiamento e poi l'immancabile ambientamento e l'integrazione dopo il cambio magl...


 

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