Giunti all'alba dell'ultima settimana, anzi degli ultimi tre giorni della sessione invernale del mercato, la Fiorentina aveva fatto suo il solo Patrick Cutrone, cioè colui che occupava il ruolo in maggior emergenza nella rosa gigliata. Il malumore a Firenze regnava sovrano, così come la scarsa comprensione di una strategia che aveva rinviato un po' tutto il mercato alle sue ultimissime ore. D'altronde le esperienze del recente passato terrorizzavano non poco, con una bella lista di mercati invernali inconcludenti e colmi di beffe più o meno sul filo di lana: da Barreto a El Hamdaoui, da Lisandro Lopez a Mammana, proseguendo per le beffe Benalouane e Tino Costa.

E invece poi, ecco il tanto agognato punto di rottura: stop agli indugi e giù a capo fitto su cinque affari per i quali evidentemente era stata preparata la strada in assoluta sordina, a parte i discorsi ormai noti legati a Igor e Duncan. Un colpo dietro l'altro, una spesa dietro l'altra, fino alla vetta degli oltre 70 milioni di euro investiti per rendere più completa la Fiorentina di oggi e più competitiva quella di domani. Le spese su calciatori ancora in squadre di rango inferiore a quella viola ma comunque contesi, soprattutto nel caso di Amrabat che piaceva molto a Inter ma specialmente al Napoli. E' questo il primo vero gap scavato dalla Fiorentina di Commisso con il recente passato, per quanto riguarda il calciomercato. Tolto Criscito, tutto è andato secondo i piani: un po' di sofferenza e qualche brivido ma alla fine ne è valsa la pena.

 


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