Una situazione impantanata: lo stadio a Firenze


Siamo finiti nella palude della tristezza. Se la questione Stadio dovesse esser raccontata con una scena di un film, questa sarebbe sicuramente racchiusa ne La Storia Infinita.

E esattamente come Artax, il bel cavallo del giovane Atreju, la questione stadio è arenata lì. Ferma, immobile, che scende ogni giorno di più.

E se Artax resta bloccato nella palude, Atreju è ben raffigurabile nella Politica che tira, si dimena, ma la questione stadio resta impantanata nella melma della burocrazia.

Dopo mesi di proclami elettorali da parte del Sindaco di Firenze Dario Nardella, unico a volere lo Stadio nuovo durante l’ultima corsa a Palazzo Vecchio, il progetto di uno stadio innovativo e creato ex novo sul territorio del Comune di Firenze è crollato.

Il rifiuto da parte della Fiorentina di partecipare al bando Mercafir è stato un segnale forte e chiaro da parte del Presidente della squadra viola Rocco Commisso, all’amministrazione comunale.

E se la partita Stadio si doveva giocare su tre campi ovvero Mercafir, Campi Bisenzio e restyling, il diniego commissiano ha fatto cadere uno dei tre pilastri lanciando una sfida all’intera classe politica fiorentina. Il Presidente viola vuole fare all’americana: fast fast fast, stadio di proprietà e poca burocrazia. In Italia, però, purtroppo non è così.

La legge sugli stadi, nata da un Disegno di Legge del 2013, proposto proprio dall’attuale Sindaco di Firenze come primo firmatario e poi finita nel decreto del 2017, non ha permesso di costruire alcun impianto sportivo alle grandi società.

Infatti, sia lo Juventus Stadium di Torino che la Dacia Arena di Udine sono impianti nuovi, all’avanguardia, con tutti i crismi ma sono stati costruiti o rimodernati prima di tale Legge.



I due impianti, seppur con economie di scala differenti, sono molto simili. Novantanove anni di concessione del diritto di superficie sull’area interessata, nessuna pista d’atletica, copertura totale e capienza ridotta rispetto ai precedenti impianti.

Ecco, la concessione ovvero quella chiave di volta che potrebbe far cambiare la situazione stadio a Firenze. Perché?

Perché il Presidente Commisso è stato chiaro, serve un impianto di proprietà che garantisca tanto incasso a frutto di una grande spesa. E se sul comune di Firenze non c’è alcun terreno, apparte la Mercafir, ad una struttura fast fast fast, ecco che torna in auge l’opzione rifacimento. Esatto, quella strada percorsa da tutti gli avversari di Nardella alle elezioni ma anche da suoi compagni di partito come Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale e Michele Pierguidi, Presidente del Quartiere 2.

Franchi a pezzi stadio Fiorentina 2

Perché non si può volere la botte e piena e la moglie ubriaca e, a fronte di una ingente spesa, qualcosa alla Fiorentina dovrà rimanere in mano. Per sistemare l’Artemio Franchi, pur non intaccando le parti architettoniche vincolate dalla Sovrintendenza, servono comunque diversi milioni e Rocco Commisso, pur essendo un grande imprenditore, vorrà avere delle garanzie.

E ecco che si apre la strada della concessione ovvero la gestione dell’impianto per un numero definito di anni ma che farebbe diventare la società proprietaria del terreno.  Senza questa si creerebbe una situazione alquanto spiacevole ovvero avere un imprenditore che ha voglia e soldi da spendere ma che non può spenderli a causa dei vincoli in salsa italica.

E quindi? E quindi l’opzione è fuori comune con Campi Bisenzio e la Piana fiorentina che son pronti ad accogliere la squadra viola esattamente come ha già fatto il Sindaco Francesco Casini a Bagno a Ripoli.

La situazione resta bloccata, impantanata, immobile proprio come nella Palude della Tristezza ma lasciare il Franchi così non è più cosa gestibile per la sicurezza dei tifosi, per la comodità degli stessi e per una società che ambisce a grandi traguardi. Urge smuoversi, al più presto.

Franchi a pezzi stadio Fiorentina

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