Gianluca Mancini, difensore della Roma passato anche dal settore giovanile della Fiorentina, ha rilasciato una lunga intervista a DAZN. Ecco un estratto delle sue parole: "Nelle giovanili della Fiorentina andavo a scuola, avevo gli amici e poi giocavo, sempre con l’obiettivo di arrivare. C’era una impostazione ma finché non sono arrivato a Bergamo non ho capito come bisognava comportarsi. Lì ho realizzato che per stare in Serie A devi cambiare totalmente, curare i dettagli. Oggi mi reputo un professionista perché vivo per il calcio". Poi racconta un aneddoto sul cognome: "A Firenze mi prendevano in giro perché dicevano che ero il figlio di Mancini, infatti Roberto mi fece una battuta una volta arrivato in Nazionale: 'Ti chiami come me! Devi portare alto il nome' e io gli risposi che tutti pensavano fosse mio padre".


Mancini spiega poi la scelta di indossare la maglia numero 23: "Appena l’ho scelto la prima persona che pensai fu Davide Astori. Qui a Roma l’hanno avuto in tanti, ma soprattutto ce l’ha avuto lui. L’ho conosciuto per due mesi in ritiro a Moena con la Fiorentina. Ci sono state tante persone che hanno parlato bene di lui e se tante persone parlano bene di un uomo vuol dire che era veramente speciale". 

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