Frey: "Nel 2019 ho rischiato di morire, feci testamento. A Firenze capirono subito che fossi un leader, mi sentivo un supereroe, sarei rimasto a vita"

Sébastien Frey, ex portiere anche della Fiorentina nonché quinto straniero con più presenze in Serie A della storia, si è raccontato in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport dove ha affrontato le tappe della sua carriera tra le quali, naturalmente, c'è anche Firenze. Queste le sue parole.
“A Firenze un gruppo bellissimo. Mi cercò la Juve, ma…”
“La Fiorentina fu la mia consacrazione, lì sono stato uno dei portieri più forti del mondo. I fiorentini hanno capito subito che fossi un leader di personalità. Non eravamo la squadra più forte, ma il gruppo migliore: ogni settimana a cena insieme, facevamo gruppo, stavamo bene. Ricordo Toni, Mutu e i miei amici, non una parata: tutte cose che nel calcio di oggi sono quasi scomparse. Mi volevano Milan, Bayern, Barcellona e Juve, l’anno in cui Buffon fu vicino al City. Ma non sarei mai andato: non potevo macchiare una storia d’amore passando dalla Viola a Torino, i tifosi mi avrebbero odiato. Sarei rimasto a vita, ma un dirigente scelse di farmi la guerra e andai a Genova. Gli altri dicevano che ero tra i 5 migliori portieri al mondo, ma io a Firenze mi sentivo un supereroe”
“Avremmo vinto la Coppa Uefa nel 2008”
“Prandelli, da un punto di vista calcistico, è il più preparato. Già a Parma faceva giocare i portieri con la costruzione dal basso, giocavamo da Dio. Abbiamo avuto qualche scontro, ma lo riabbraccio sempre volentieri. Mutu uno dei più forti con cui abbia mai giocato. La mia più grande delusione? La semifinale di Uefa contro i Rangers nel 2008, la metto anche prima dell’errore di Ovrebo col Bayern del 2010. Avremmo vinto sicuramente, eravamo fortissimi”
“Nel 2019 la malattia, scrissi un testamento in caso di morte”
“Ora so gestire la rabbia e le emozioni, ma dopo l’infortunio del 2011 quando sono rimasto fuori 6 mesi ho avuto bisogno di aiuto psicologico. Avevo 30 anni e mi stavo separando da mia moglie, mi crollò il mondo addosso, ma sono fiero di essermi fatto aiutare. Da solo non ce l’avrei fatta. Poi nel 2019 mi colpì una malattia autoimmune, tosse, raffreddore, paralisi alle gambe. Scrissi un testamento in caso di morte, non camminai per un mese, è stato il periodo peggiore della mia vita. Chiuso in un ospedale, in terapia intensiva. La famiglia e la fede mi hanno aiutato, come il destino: nel 2016 ho scampato l’attentato a Nizza per un ritardo del volo”
“I bambini volevano i miei capelli, poi a Firenze…”
“Oggi mi godo la famiglia, i figli, la mia accademia di portieri. Stare in mezzo ai bambini mi fa stare bene. Sto cercando di spiegare a mio figlio cos’è stato il calcio in cui ho giocato io. Mi presentai all’Inter con meches bionde, argentate, capelli lunghi: tante mamme negli anni mi hanno detto ‘Hai rovinato mio figlio’. I bambini volevano avere i capelli di Frey, e a Firenze nacque il famoso coro”