Si può già parlare di fallimento del progetto? La confusione programmatica in casa Fiorentina

Cosa resterà di questa stagione della Fiorentina? Cosa ne sarà dei migliori giocatori avuti a disposizione da Palladino quest'anno? Cosa è mancato per fare quel salto che la società promette ai tifosi da anni? Cosa, in sostanza, non ha funzionato?
Si può parlare di fallimento del progetto?

Sono interrogativi legittimi, domandarsi come può una squadra che batte 3-0 sia Inter che Juve cadere poi in casa di Monza e Venezia. Così come si possa definire “meritato” (dai più) il rinnovo di un tecnico che dal punto di vista meramente tattico ha fatto vedere un'ottima abnegazione difensiva ma nulla più. A differenza del triennio di Italiano, qua c'era la netta sensazione che la squadra ci fosse, che i giocatori forti non mancassero nell'organico. O almeno, ci fossero per arrivare a undici. Come la formazione titolare delle otto vittorie consecutive, prima dell'incidente di Bove. Quel periodo fra ottobre e novembre in cui la Viola sembrava che potesse ambire a qualcosa di straordinario, come a un ritorno in Champions League dopo 15 anni. Invece ora la classifica parla chiaro: nono posto e spogliatoio demoralizzato per non esser riuscito a centrare nessun obiettivo. SE di obiettivi definiti, ce n'erano… Si può parlare allora di fallimento del progetto?
Confusione programmatica
Il Viola Park, a quanto pare, quei punti in più in classifica che doveva portare non li ha aggiunti. E così, il patrimonio dei miracoli di De Gea, i tantissimi gol di Kean, l'innesto di Fagioli a metà stagione, per non menzionare i vari Cataldi e Gosens, viene depauperato. Un gioco claudicante, fatto di accelerazioni sporadiche e mal organizzate, un sistema cambiato più e più volte. Prima difesa a tre, poi non funziona più e allora si passa a quattro; i risultati vengono meno e allora si torna a tre, ma si mette in panchina il giovane difensore che si era voluto lanciare fino a quel momento. Vogliamo parlare della gestione Comuzzo? E perché Gudmundsson? Problemi dell'islandese a parte, le sue presenze per 90' interi si contano sulle dita di una mano. Le aspettative erano alte, il mercato - anzi, i mercati - sembravano all'altezza, per una volta… E adesso il rischio è quello di fare peggio dello scorso anno, quando i titolari si chiamavano (con il massimo rispetto per i seguenti professionisti, ndr) Terracciano, Biraghi, Duncan, Nzola e Belotti. I pensieri ora sono tanti e confusi, forse è stato così sin dall'inizio. La confusione programmatica regna sovrana in casa Fiorentina: rinnovare un allenatore prima di una semifinale ne è il segno più evidente.