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Il calcio aspetta di ripartire, con gli allenamenti e appena possibile anche con le partite. Però l'eventualità di nuovi contagi tra i calciatori rappresenta per i club un rischio. Quale? Quello "di essere chiamato a rispondere sul piano civile e non solo: i dirigenti potrebbe essere considerati responsabili sul piano penale".

A spiegarlo è Giampiero Falasca, avvocato giuslavorista esperto di sport, in un'intervista pubblicata su Il Tirreno. "Un caso del genere potrebbe esser considerato infortunio sul lavoro, come ha precisato il Decreto Cura Italia, ma non tutti i contagi sarebbero fonte di responsabilità, se i club dimostrano di aver messo in campo tutte le cautele".

Ma quali sarebbero i problemi legali? Falasca risponde: "Partiamo da un concetto scontato ma spesso poco ricordato: gli sportivi professionisti sono "lavoratori dipendenti", e le società di calcio hanno il dovere di adottare, nei loro confronti, tutte le misure idonee a tutelare la loro salute. Non basta applicate un "protocollo sanitario", per quanto ben scritto, per ritenersi adempienti rispetto a questa obbligazione. La giurisprudenza, civile e penale, è molto esigente con i datori di lavoro, e ritiene necessario che questi siano in grado di applicare, in ogni momento, il massimo della tutela possibile per prevenire la sicurezza dei dipendenti".

Commisso e la Fiorentina dunque, stando a quanto detto dall'avvocato, così come le altre squadre e gli altri presidenti, dovrebbero essere molto attenti perché potrebbero andare incontro a procedimenti giudiziari. Il club viola ha avuto tra le sue fila tre giocatori già contagiati dal virus: Pezzella, Cutrone e Vlahovic.


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