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Il direttore del Corriere Fiorentino Roberto De Ponti ha analizzato la situazione della Fiorentina in un editoriale pubblicato sulle pagine del giornale da lui stesso diretto. 

Un divorzio dai contorno oscuri

“Partiamo dal fondo della vicenda del divorzio lampo tra Raffaele Palladino e la Fiorentina - scrive De Ponti - un divorzio dai contorni oscuri al quale tutti hanno cercato di dare una spiegazione plausibile ma del quale, a oggi, sappiamo ben poco. Il fondo della vicenda è il comunicato, che sfiora le minacce, firmato Curva Fiesole, dove 'chi si mette contro questa Curva non può che avere le ore contate'. Avrebbe avuto tante occasioni per contestare squadra e società, la Fiesole, e probabilmente ha scelto il momento meno adatto, a rigore di risultati. Sesta in campionato, record di punti degli ultimi dieci anni, un posto in Europa”. 

Il conflitto fra Ultrà e Commisso

De Ponti prosegue concentrandosi sulle proteste della Curva "Volevano di più, gli ultras. Certo, la Fiorentina vale ben altri traguardi. Non ricordano, forse perché molti di loro non erano ancora nati, che l’ultimo scudetto risale a 56 anni fa. O che l’ultimo trofeo, la Coppa Italia, di anni ne ha fatti 24. E qui passiamo all’altro lato della medaglia: le lamentele di Rocco Commisso sul comportamento della Fiesole sono legittime, così come lo è il ricordare che ha preso una società sull’orlo della B e l’ha riportata stabilmente in Europa (di periferia, ma pur sempre Europa). È nel suo pieno diritto. Ma paga, la Fiorentina, l’aver grattato la pancia ai tifosi, al «popolo viola», quando c’erano da combattere altri nemici, su altri fronti. Gli ultras in generale sono così, volubili, cambiano idea a seconda dei risultati. E quando si sentono «traditi» si ribellano, ritenendosi parte attiva nella gestione di un club. Quantomeno nella scelta di un allenatore, di un direttore sportivo e di un direttore generale. Perché «la Fiorentina è questa curva». Punti di vista.

Il “merito” della Curva

“Oggi la Fiesole può prendersi il merito, se proprio vogliamo chiamarlo così, di aver fatto scappare Raffaele Palladino - conclude De Ponti - L'’allenatore più vincente dai tempi di Montella. Che poi sia andata davvero così è tutto da dimostrare. Ma anche Palladino, prima di dimettersi, avrebbe almeno dovuto parlare con Commisso prima che il presidente si esponesse definendolo suo figlio e difendendolo dalla curva. Ma Firenze è così, la fiorentinità, il Rinascimento, l’orgoglio, la diversità. Salvo non accorgersi che il mondo va avanti, anzi corre, e lei si volta sempre indietro, che bei tempi quei tempi”.

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