All’interno dell’edizione odierna de La Repubblica è apparsa una lunga intervista all’allenatore della Primavera della Fiorentina Daniele Galloppa. Il tecnico, al termine della sua prima stagione in viola, ha voluto fare un primo bilancio. Questo un estratto:

“Troferi con la Primavera? Il primo obiettivo è un altro”

Quanto conta vincere a questi livelli? Fa piacere alzare un trofeo ma l’obiettivo è portare quanti più giocatori in prima squadra. Quest’anno ne sono saliti tanti. Qualcuno è tornato un po’ esaltato e allora bisogna rimetterlo a posto. Difficile gestire un talento a questa età? E’ l’aspetto più complicato. Dico sempre ai ragazzi di trovare il giusto equilibrio tra essere umili e avere sicurezza nei propri mezzi”. 

“Ho incontrato tanti talenti durante la mia carriera, e non so quanti si sono persi..”

Uno sguardo ai tanti talenti che, quando era lui stesso giocatore delle giovanili, ha incontrato ai tempi della Roma: "E tanti si sono persi. Serve il talento ma poi ci sono l’aspetto mentale, la famiglia, il sacrificio, la fortuna. Chi ha qualcosa dentro, la sua strada la trova. Però manca quel fuoco dentro che aveva la mia generazione. I ragazzi di oggi sono molto più veloci ad apprendere e a crescere, vorrebbero tutto e subito e per questo sono forse un po’ meno profondi. Non è colpa loro, è questione generazionale”. 

“Il mio lavoro di allenatore non è semplice: ecco il mio rapporto con i miei giocatori”

Ha poi parlato di alcuni aspetti del ruolo di allenatore del settore giovanile: “Se Qualcuno le ha mai risposto male? No, mai. Però c’è chi non comprende di non giocare la domenica. Da parte mia massima disponibilità all’ascolto ma se qualcuno va oltre, paga. Quando non giocavo ero difficile da gestire anche io: mi incazzavo parecchio e lo facevo pesare all’allenatore. Però poi in campo dimostravo. Ed è quel che dico loro. Dimostrate. Il calcio è anche questo, un passaggio verso la crescita. Cerco di comprendere tutto, grazie anche all’aiuto della società e del supporto dello psicologo per i ragazzi. Se qualcuno di loro ha problemi particolari, gli vado incontro. Ci sono alcuni giocatori con pressioni enormi da parte dei genitori che nutrono aspettative forti su di loro. Allora cerco di alleggerirli. Altri con dinamiche familiari complicate. Sto vicino, per quanto possibile".


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