De Sinopoli a FN: “Contestazione? Serve ogni tanto dare un segnale e se viene chiesto di 'Spendere' il bersaglio è chiaro. Sul rapporto Pradè-Palladino..."

La Fiorentina batte il Bologna e conserva qualche piccola e residua speranza di Europa che potrebbe agguantare solo raggiungendo la Lazio nell’ultima giornata di Campionato. Ma con i felsinei è andata in scena anche la contestazione dei tifosi. FiorentinaNews.com ne parlato con Federico De Sinopoli, Presidente dell’ATF, l’Associazione Tifosi Fiorentini.
La Fiorentina può nutrire ancora qualche speranza concreta di qualificazione alla Conference League? E, secondo lei, una quarta volta in Conference sarebbe un’opportunità o un peso per i viola?
“I calcoli o la matematica ci dicono che una possibilità ci sia ancora. Se società e squadra hanno voglia, bisognerà battere l’Udinese, aspettando poi il passo falso della Lazio. Noi però non possiamo sbagliare. Il tifoso, al netto di avere una considerazione non positivissima della Conference, riconosce che è comunque un impegno di una certa rilevanza, in particolare quando si va un pochino più avanti nella manifestazione e si possono incontrare certe squadre, ad esempio quelle provenienti dalla Premier League. Ovvio che, se avessi la certezza di sfruttare il buco nelle coppe per fare come il Napoli quest’anno, allora cambierebbe tutto”.
La contestazione di domenica ha investito principalmente Pradè e Palladino: la condivide?
“Io penso che serva ogni tanto dare un segnale. Ma anche in società non saranno felici di questa stagione. Io ritengo che ci fosse una rosa che potesse viaggiare a livello di Europa League. Il tifoso poi paga, prende l’acqua e ci sta che possa essere nervoso. Ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione”.
Secondo lei, è stato chiamato in causa anche Commisso in prima persona?
“Si è alzato un coro incentrato sui soldi da spendere, quindi, anche senza nominare nome e cognome, una certa critica è stata fatta. Il coro “Spendere”, quando la borsa ce l’ha uno solo, mi sembra chiaro che ipotizzasse un impegno economico non adeguato. Poi certo è più semplice andare, nelle contestazioni, sugli uomini di campo come allenatore e direttore sportivo. Dico anche però che, se alla fine non centreremo l’Europa, sarà per qualche punto, non per cento punti. E voglio ricordare che in stagione tante cose sfortunate, non di calcio, ci hanno investito, condizionando in negativo l’annata. Non mi riferisco agli infortuni che sono questioni di campo, che subiscono tutti, ma a Bove che rischia di morire sul terreno di gioco, alla perdita improvvisa della madre di Palladino, ai problemi familiari di Kean, all’appendicite di Dodò. Mi fermo qui".
A prescindere da come finirà la stagione, lei vede possibile che Palladino e Pradè possano lavorare un altro anno insieme?
“Io non lo so. Bisogna vedere quale sia l’alternativa. Quando arrivano i risultati è più facile lavorare in armonia, nelle difficoltà ognuno è portato a difendere la propria posizione, anche se le due restano strettamente collegate. Sicuramente operazioni come quella di Pablo Marì, avendo già Valentini e Moreno in rosa, vogliono testimoniare che i due si parlano e lavorano insieme. Andare ad interpretare in maniera divisiva dando per certo che ci sia distanza tra loro due non credo sia corretto o, comunque, non è detto che sia veritiero”.
Quando Italiano è andato sotto la curva a salutare ha preso più applausi che fischi: giusto così per il suo lavoro alla Fiorentina?
“Non so valutare quanti applausi e quanti fischi abbia ricevuto. Per lui è stato un atto dovuto, per chiudere una storia. Rimangono le non vittorie, i suoi errori, ma anche tre anni passati in maniera sanguigna con certe esultanze, che ricordano anche la sua dell’andata di quest’anno. Poi ci piace quando le fanno per la Fiorentina e ci arrabbiamo se le fanno contro di noi. Per me, comunque, Italiano è un argomento chiuso da fine maggio dell’anno scorso. Pur non essendo il messia, invece, abbiamo continuato a parlare di lui per tutta la stagione successiva. Ma in fondo con lui non abbiamo vinto nulla. Il bel gioco piace a tutti, ma quello che conta sono le vittorie che ti porta”.