Di Stefano: "Solitamente quando il Milan sbaglia una partita si rifà quella successiva. Bonaventura..."

Questo pomeriggio il giornalista di SkySport e grande esperto di Milan Giuseppe Di Stefano, durante un collegamento con Radio Bruno ha avuto modo di analizzare alcuni dei principali temi della sfida di domani tra la Fiorentina di Vincenzo Italiano ed la squadra di Stefano Pioli. Queste le sue dichiarazioni:
“E’ chiaro che le inseguitrici devono pensare a casa loro, ma se il Napoli continua su questi ritmi sarà difficile per tutti raggiungerlo. Studiano dun po’ i numeri del Milan posso dirvi che l’anno scorso chi era in testa al campionato, i rossoneri e l’Inter, avessero tanti punti in più rispetto a questa stagione, è che i partenopei stanno facendo qualcosa di straordinario. La squadra di Pioli arriva da un segmento di campionato che reputo buono perché ha ottenuto l’accesso agli ottavi ed è li a giocarsi le proprie carte in campionato. Se ci sono delle partite che ha sbagliato so quelle perse con Cremonese e Torino, ma coi granata c’era l’alibi di giocarsi oltre 20 milionidi introiti il mercoledi successivo contro il Salisburgo.S ono convinto che domani il Milan tornerà con un sistema di gioco classico e vedremo che partita farà. Sono abituato però a vedere questa squadra sbagliare una partita e reagire una settimana dopo. Il Milan è una società che investe sui giovani e così ha fatto anche la scorsa estate, non si è rinforzato ma ha investito su giocatori come De Ketelaere e Vrancx”.
Ha poi concluso parlando dell’ex di turno Giacomo Bonaventura: “Ultimamente mi sono rivisto un video della sua ultima partita al Milan. Eravamo in pieno covid con San Siro vuoto, lui gioca la partita, poi al novantesimo resto accasciato ad accarezzare il manto erboso come a voler salutare quello stadio che tanto gli ha dato. E non lo ha fatto per farsi vedere dai tifosi perché appunto non c’era nessuno li presente. E’ un ragazzo straordinario, sensibile e soprattutto leale. Milano ha un bellissimo ricordo di lui. Avrebbe potuto fare una carriera anche diversa con più risonanza mediatica”.