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In casa Fiorentina, la stagione è cambiata drasticamente in pochi mesi. Gennaio è stato un mese complicato, dove se n'è andato colui che è ancora oggi il capocannoniere della Serie A, e la squadra è inevitabilmente cambiata. Ma non soltanto in negativo, anzi. È proprio dalla fine del mercato invernale che sono emerse nuove caratteristiche di questo gruppo. La mentalità e l'idea di gioco sono sempre le stesse, rigorosamente targate Vincenzo Italiano. Eppure, i numeri ci dicono che qualcosa è cambiato.

Fermiamoci all'ultimo match giocato a gennaio, ovvero Cagliari-Fiorentina 1-1, probabilmente indicato come uno dei tanti “spartiacque” della stagione. Dopo 22 giornate, la Viola si trovava stabilmente in settima posizione: 41 gol fatti (quasi 2 a partita, per la precisione 1.86) e 30 subiti (1.36 a partita) con una media punti corrispondente a 1.64. Statistiche appoggiate dalle tante narrazioni che hanno accompagnato i primi mesi di Italiano a Firenze e, soprattutto, da un attaccante come Dusan Vlahovic, che di gol ne ha fatti ben 17. Il secondo miglior marcatore della squadra era Biraghi con 4 reti.

Da qui in poi, cambiamento netto in attacco, spazio a Piątek e Cabral. Ed è da Fiorentina-Lazio che i dati si sono drasticamente abbassati, ma attenzione, non per risultati negativi. Nelle otto partite di campionato dal 5 febbraio ad oggi, infatti, la Fiorentina ha aumentato la sua media punti (1.75 negli otto match, 1.67 comprendendo tutto il campionato) seppur sia scesa di un gradino in classifica, ma con una partita in meno rispetto alle altre. C'è un crollo verticale di un dato in particolare: otto partite, otto reti segnate, otto reti incassate, media lineare di 1 gol fatto e 1 gol subito a partita. Chi è il capocannoniere viola oggi? Biraghi scala in cima alla classifica e si divide il posto con Torreira, che nel frattempo lo ha raggiunto a 4 marcature.

Certo, non sono le statistiche a raccontare il calcio per quello che è, ma questi numeri sono interessanti per capire come si è arrivati alla situazione attuale. L'addio di Vlahovic a gennaio ha sicuramente pesato e forse è il fattore che più influenza il calo in chiave realizzativa. L'alternanza tra Piątek e Cabral, per ora, non ha portato gli stessi risultati: quattro gol in due, di cui tre del polacco. La pazienza necessaria per aspettare di trovare la “formula magica” davanti è mediata da un netto miglioramento del pacchetto difensivo, specialmente dei centrali. È da valorizzare come la Fiorentina, pur non avendo minimamente perso la sua idea di gioco con una difesa alta ed aggressiva, sia riuscita a trovare un equilibrio sempre maggiore anche nel reparto meno brillante, almeno fin qui.

Un dualismo che porta a riflettere su come, inevitabilmente, la Viola sia cambiata. I contenuti sono quelli e sono ormai marchi di fabbrica, ma alla frizzante Fiorentina a cui eravamo abituati fino a gennaio c'è da aggiungere una fatica nel concludere le azioni impennata alle stelle, così come una sicurezza difensiva sorprendente e molti meno gol subiti.

NICCOLÒ MASINI

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