Nel suo pezzo su Repubblica, Benedetto Ferrara analizza il ruolo di Pioli in questa fase "nuova" della Fiorentina: "...Ma sopratutto questa aria diversa, frizzante. Senza perdere il senso della realtà, però. Anche Pioli sta vivendo qualcosa di nuovo. Quei sette gol sono anche suoi, allenatore che rischia di passare alla storia come quello tanto " brava persona ma...". Non un brand, non uno spaccone, non un simbolo. Il "piolismo" non esiste, e se esiste non porta con sé una fascinazione estrema. Eppure la Fiorentina è finalmente diventata una notizia, una bella notizia. Merito di Chiesa, ovvio. E di Muriel. E poi di Mirallas, naturalmente, di quegli assist che hanno smosso le emozioni della gente. Poi una difesa tosta che quando prende gol fa notizia. L’identità di un gruppo costruito per il contropiede. E una società che dopo una vita trascorsa a traccheggiare si smuove per davvero e a gennaio cerca di rimediare agli errori estivi e a prenotare il suo futuro immediato. Gente che arriverà pagata con quelli che se ne andranno. Ma di questo se ne parlerà più in là. Ora ci sono degli obiettivi dichiarati anche coi fatti: tornare in Europa e fare di tutto per prendere quella Coppa, cioè un trofeo, il primo dell’era Della Valle. E se accade tutto questo è merito anche di un allenatore capace di non perdere l’equilibrio davanti alle critiche, comprese quelle più feroci, alle spirali negative dei momenti più duri... È così che dopo aver visto all'opera Gaspar e Maxi Olivera Pioli chiamò Casette D'Ete per chiedere rispettosamente due terzini decenti. Anche low cost. È così che arrivarono Biraghi e Laurini. Il discorso si è ripetuto con l'attacco. Il fallimento di Pjaca frenava una squadra che non riusciva a trovare un’identità offensiva. Chiesa, ovvio. E poi? E' anche per questo che la società ha cambiato passo, arrivando su Muriel prima delle concorrenti...".


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