Federico De Sinopoli, voce del tifo e del popolo fiorentino, ha raccontato a FiorentinaNews.com la vera persona di Joe Barone, il direttore generale della Fiorentina che ci ha lasciato all'improvviso.

Quali saranno le prossime mosse di Commisso?

Con la scomparsa del dg, potrebbe cambiare anche la linea “politica” della società? Quale sarà la reazione di Commisso?

“Non credo proprio che cambierà la linea della società, non lo penso perché da buon direttore generale qual era, Barone metteva in pratica esattamente tutti gli input che gli arrivavano dalla società: il ‘pensiero Commisso’ veniva messo in atto in maniera integrale. Il presidente è una persona esperta, che nella propria vita ha dimostrato di possedere capacità manageriali; dunque, non credo che la sua ‘reazione’ sarà di pancia. Semmai di cuore, ma logica vuole che un uomo dal suo spessore, saprà gestire le proprie emozioni sul lavoro. Per Commisso, la Fiorentina è un lavoro serio e continuerà a gestirla come faceva prima della scomparsa di Barone. Non c’è da aspettarsi nessuna reazione impulsiva del patron, proseguirà con la propria linea”.

Uno sguardo al futuro: giusta la scelta di affidare il ruolo di Barone a Pradè e Ferrari? E Italiano?

“È normale che Commisso si affidi adesso a Pradè e Ferrari per proseguire il lavoro di Barone, due figure che conoscono a menadito il Viola Park. Sono più facilitati loro ad assumere questo ruolo rispetto ad altri calati dal cielo dall’esterno. Barone è sempre stato il direttore generale sotto la gestione Commisso; quindi, è chiaro che Pradè e Ferrari siano le persone più adatte per portare a termine la stagione. Appio e Stephan, tuttavia, sono già dentro la Fiorentina, fanno parte del board dirigenziale, anche se non li vediamo a Firenze quanto gli altri. La Fiorentina ha bisogno di continuità, la scelta corretta è andare avanti con queste figure, mentre per la panchina… Il 29 maggio potremmo ritrovarci al nono posto, senza nessuna coppa in mano, oppure, viceversa, infiliamo un filotto di vittorie che ci fa terminare al quinto posto e magari pure con una Conference in bacheca. Parlare del futuro di Italiano adesso è fuorviante, chi ha scritto o detto che l’allenatore avrebbe già salutato la squadra è una ‘stronzata’. Dal mio punto di vista, non vedo perché Italiano dovrebbe andarsene a prescindere: questo finale di stagione potrebbe cambiare anche il suo, di futuro”.

Ci potrebbe raccontare qualche aneddoto su Barone? 

Purtroppo, Joe se n’è andato prima che la città potesse davvero iniziare a capirlo. Molte persone lo hanno spesso descritto come un dirigente incompetente che non voleva il bene della Fiorentina, ma vi posso assicurare che non era così. Barone, con i ragazzi della Curva Fiesole, ad esempio, si era sempre trovato in buoni rapporti, una volta si era pure emozionato quando avevamo fatto un incontro per lo stadio (la vicenda del #iostoconRocco). Joe aveva scelto inoltre di abitare nel pieno centro di Firenze, davanti a San Frediano, spesso la mattina attraversava l’Arno per venire a prendere il caffè al Torrino di Santa Rosa, un’istituzione per i fiorentini doc. Avrebbe potuto scegliere una villetta ad Arcetri, nel silenzio e nell’indifferenza più generale, ma non era questa la sua indole. Da uomo del Meridione amava stare con le persone, adorava raccontare a tutti del progetto del Viola Park e da buon americano, non si faceva chiamare ‘dottore’ o in maniera simile. Per tutti era Joe. Come lo ha ricordato anche la Curva, era diventato un fiorentino a tutti gli effetti. È quindi veramente un peccato che se ne sia andato adesso che la sua casa, il centro sportivo, è operativa e senza essere mai entrato completamente in sintonia con il popolo di Firenze. Per chi lo conosceva bene come me, però, - e questo lo ribadisco - non era quella persona che troppo spesso è stata dipinta in maniera negativa. Ci teneva talmente tanto alla società da non farsi mai venire a noia di raccontare a tutti i tifosi che invitava ogni giorno al Viola Park tutte le sfaccettature della sua creatura”.

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