I rimpianti ce li hanno tutti ma pare esistano solo a Firenze: filotti e scalpi delle big compensano i punti persi. Dieci mesi di poco calcio son troppi per pretendere un premio

L'abitudine a guardare solo al proprio orticello è prassi comune nell'ambiente calcistico, con Firenze a primeggiare nella categoria. Perché il refrain è lamentarsi dei punti persi con Monza e Venezia, ma non solo, salvo dimenticarsi dei risultati assolutamente anti-storici ottenuti dalla Fiorentina: dal filotto delle otto vittorie ai successi con Juve, Milan, Inter, Lazio, Roma, Atalanta e Bologna.
Le stesse assenze di Kean e Dodo in momenti clou, quando a gennaio era stato scelto deliberatamente di rinunciare a loro alternative. Credendosi magari anche furbi perché l'importante era “non mettere pressione a Kean”. Chiude il quadro il discorso infortuni, altra componente democratica e che non risparmia alcun club.
Neutralizzati i discorsi inutili ai fini dell'analisi quasi definitiva della stagione, resta una vittoria col Bologna che sa di episodico come altre arrivate in questa stagione. Tre pallate lunghe, unico credo tattico di Palladino, e tre palloni messi dentro la porta, in modo antistorico, trattandosi di Fiorentina. Eppure l'inatteso ed episodico 3-2 finale di Kean lascia ancora in corsa, per la matematica, la squadra viola per un'altra poco edificante qualificazione in Conference: ‘basterà’ vincere a Udine e sperare che la Lazio perda in casa con il Lecce. Un premio forse anche troppo grande per una squadra che non ha quasi mai giocato a calcio.