Italiano non era un fallito e non era scarso, doveva semplicemente affinarsi. Purtroppo lo ha fatto un minuto dopo averci lasciato

Alla guida della Fiorentina, Vincenzo Italiano ha fatto esperienza, è cresciuto e ha anche sbagliato. In certi momenti è sembrato perfino un ‘talebano’ per la cocciutaggine dimostrata nel portare avanti certi principi anche quando erano evidentemente inefficaci.
Ma aveva indubbiamente idee, anche coraggiose, che qualcuno non ha saputo cogliere appieno. Pressing offensivo e linea arretrata tenuta molto alta, erano delle armi a cui si faceva ricorso per nascondere i limiti che le squadre da lui allenate avevano, eccome.
Squadre con gravi pecche
Se si vuol fare un bilancio serio e onesto delle sue stagioni a Firenze, non si può non sottolineare come dalla cessione di Vlahovic in poi, non abbia mai avuto un vero centravanti a disposizione. Nzola (la sappiamo tutti la storiella che circola sul suo conto) doveva essere un elemento di ‘contorno’ non l'attore principale del suo reparto offensivo. Senza contare che solo a Firenze si poteva pensare che Terracciano (non ce ne voglia) potesse essere un portiere titolare di livello, e questo non solo per un anno, ma per ben due stagioni di fila. Fino a giungere all'assenza di esterni efficaci richiesti a gran voce e più volte dallo stesso allenatore (Nico Gonzalez escluso).
Insomma, per farla breve, la Fiorentina che si è ritrovato per le mani Italiano dal secondo anno in poi, non è certo quella che ha avuto a disposizione Palladino in questa stagione. E non è nemmeno paragonabile al Bologna attuale, quello che il tecnico nato a Karlsruhe, in Germania, ha portato alla conquista di una storica, per quella piazza, Coppa Italia.
Il capitolo finali
E qui arriviamo al capitolo, doloroso, delle finali. Crediamo che raggiungerle, di per sé, sia già un merito, specialmente in una piazza, la nostra, che non è che ne abbia fatte tantissime nel nuovo millennio. Non c'è dubbio anche sul fatto che la sua Fiorentina abbia toppato un solo, vero, appuntamento che è quello di Atene contro l'Olympiakos (lì si doveva e si poteva fare di più).
Purtroppo per noi, fortunatamente per lui, Italiano ha potuto fare tesoro degli errori commessi che però non possono essere una difesa scaglionata, disposta male (Igor e Biraghi contro il West Ham, o Martinez Quarta con l'Inter), né mangiarsi gol impossibili da sbagliare (leggasi Jovic sempre con l'Inter o Mandragora nella gara di Praga). Certe scelte, certe impostazioni, la mancanza di brillantezza in determinati momenti, per quello sì, sono fattori che si possono imputare al tecnico. Ma siamo sicuri che questo Italiano, quello più maturo, non rifarebbe alcune cose.
E ora si è affinato
Abbiamo scritto, quando Italiano ha lasciato Firenze, che il suo ciclo in viola restava positivo, anche se è mancato l'acuto, e lo riconfermiamo adesso. Se non altro per l'identità che aveva saputo trasmettere alle sue squadre e alla piazza. E tutto questo acquista ancora più forza se lo paragoniamo al nulla visto a Venezia, a Monza e in altre serate storte di questa annata e ad un gioco semplicemente utilitaristico, che si appoggia sugli altri ma che non è minimamente propositivo. L'esatto opposto di quello che c'era prima. Qualche sprovveduto, specialmente sui social, ha provato a bollare nei peggiori modi possibili Italiano: beh, non era un fallito, non era scarso, doveva semplicemente affinarsi. Purtroppo lo ha fatto un minuto dopo averci lasciato.