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Nei giorni scorsi l'attuale allenatore del Marsiglia Roberto De Zerbi ha partecipato al podcast Supernova dove ha avuto modo di parlare di tante cose: dalla Nazionale Italiana all'amore per il suo Brescia, paragonato a quanto provato da Emiliano Viviano nei confronti della Fiorentina. Questi alcuni stralc della lunga intervista: 

"Norvegia-Italia? Da italiano che lavora all’estero fa male ancor di più. Io la penso in maniera diversa da quello che si sente o si sente in parte. Sento che è un periodo di storia in cui facciamo fatica a sfornare giocatori di un certo livello. Sicuro si starà sbagliando qualcosa. Io non sono nessuno per dire di chi è colpa, sicuro non di tutti gli allenatori che si stanno avvicendando in panchina. Alla lunga penso che non è più il tempo di Totti, Del Piero, Inzaghi, Montella o Vieri in cui non sapevi chi portare. Ora queste cose ce l’ha la Francia, la Spagna ma l’Italia no”.

“Di chi è la colpa? Non di allenatori o giocatori ma del sistema”

Ha anche aggiunto: "L’Italia ha qualche giocatore forte come Barella, Bastoni, Tonali, Locatelli; però è un periodo in cui non riusciamo a sfornare un certo livello. Contro la Norvegia non c’era mentalità o amor proprio e anche quello fa parte del livello. Cosa è successo: l’Italia va in Norvegia, dove fa più freddo e trova una squadra molto forte. Il campionato è finito ieri e la stagione è stata pesante: non per tutti è facile preparare una partita come quella. Io parto sempre dal calciatore e si fa fatica ora a trovare talento. Io penso proprio che il livello sia basso. È colpa di tutti quelli che fanno parte del sistema”.

“Per un allenatore nel 2025 è fondamentale saper comunicare oltre ad allenare”

Ha poi sottolineato quanto sia importante per un allenatore il comunicare: "La comunicazione è una parte importante dell’allenatore. Questa è la prima intervista che rilascio dopo due anni che non parlo con la stampa italiana e ti spiego perché. Purtroppo sono caduto in mezzo alla rete di una diatriba tra il mio amico Lele Adani e un gruppo di giornalisti italiani. Una volta un giornalista importante italiano con cui abbiamo anche chiarito quello che avevamo da dirci, mi disse che mi aveva attaccato per colpire Adani. Questa cosa mi ha dato fastidio. Siamo amici ma siamo due persone diverse che vanno d’accordo su alcune cose. Allora lì avevo due strade, potevo chiamare per chiarirci con i giornalisti o chiudere, ovvero non parlare più con nessuno, rispettando anche quello che scrivono o dicono, anche le cattiverie gratuite. Senza motivo mi trovo in mezzo a questa diatriba che non parte da me e mi ha fatto male. Io cerco di andare avanti per la mia strada, con la dignità che ho sempre avuto. A volte contro di me sono stati prevenuti e faziosi quando non c’era motivo di subire attacchi o critiche”.

“Io al Brescia? Ho vissuto le stesse cose di Viviano alla Fiorentina”

Ha poi concluso parlando di cosa significhi per lui vestire la maglia della squadra che ama da quando è bambino: “È una cosa invivibile. Quando la squadra andava in ritiro il giorno prima di una partita io ci andavo due giorni prima. Le pressioni sono altissime perché ricevi mille telefonate e le persone vogliono che tu trasmetta quel senso d'appartenenza alla squadra. Le stesse cose le ha vissute un altro mio amico, Emiliano Viviano, quando ha giocato nella Fiorentina. Lui mi ha detto le stesse cose. Non è la categoria che conta quando giochi per la squadra della tua città ma è la pressione che senti quando la indossi. Io ci ho pensato quando mi chiamarono dal Brescia. Ho accettato togliendomi soldi e tutto ma a distanza di anni ho capito di aver fatto bene. Sarebbe stato un rimpianto grandissimo non aver mai giocato a Brescia".

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