Un conto è l'Eusebio Di Francesco che usciva dall'esperienza trionfale del Sassuolo, un altro conto è il Di Francesco di oggi, entrato ormai nella borghesia della Serie A dopo il passaggio da Roma e dalla semifinale di Champions della scorsa stagione. Ripartire da un allenatore del genere non è semplice, perché le aspettative di base sono alte da ambo le parti, soprattutto però sul fronte del tecnico, abituato ad avere a che fare con una rosa di un certo calibro. Difficile immaginare che l'allenatore abruzzese accetti di ripartire da un progetto giovani nuovamente tutto (o quasi) da scoprire, da una rosa che magari perderà uno o due pezzi buoni e da ambizioni di classifica tra l'incerto e il malinconico. Se già strapparlo alla concorrenza era dura nel 2017, quando tutto sommato Di Francesco era allettabile anche con un'offerta tecnica un po' inferiore, lo diventa a maggior ragione oggi che le pretese possono essere di livello superiore. Ecco perché per rendere appetibile la Fiorentina ai suoi occhi di "merce sul tavolo" ne va messa in gran quantità e qui si arriva al dunque: ha davvero voglia la società viola di andare a scomodare un allenatore reduce da una big, con tutto quanto ne consegue a livello di costruzione rosa? Oppure preferisce una guida meno pretenziosa e in linea con quella attuale? Dalla scelta del prossimo allenatore, che sia ancora (ma difficilmente) Pioli piuttosto che un sostituto, si capirà anche la linea di prosecuzione tecnica della prossima/e stagione/i.

 


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