In attesa di capire come si evolverà la questione campionati, ad oggi si può tranquillamente dire che, nonostante una formula convincente ed economica, il ritorno di Milan Badelj alla Fiorentina sia stato una delusione.

Il croato, reduce da un complicato addio a Firenze nel giugno 2018 con un indimenticabile apporto dopo la scomparsa di Davide e con una burrascosa trattativa con l’ex ds Pantaleo Corvino per il rinnovo di contratto, saltato davvero per “pochi” spiccioli, è tornato in viola in prestito con diritto di riscatto con l’intento di far crescere i giovani e ritagliarsi comunque uno spazio importante, in una piazza che conosceva già e aveva fatto benissimo, dopo un anno vissuto a fare panchina a Lucas Leiva alla Lazio.

Ma nonostante un Pulgar che non ha certo disputato una stagione esaltante, nonostante Montella lo avesse avuto un anno a Firenze e nonostante la fiducia del suo vecchio direttore sportivo Pradè, Badelj non ha affatto convinto sul campo e, complice anche l’arrivo di Amrabat, tornerà alle dipendenze di Lotito a fine stagione.

Una grande partita a San Siro contro il Milan e poi una lenta (in tutti i sensi) e triste decadenza che sa tanto di parabola discendente, che sa tanto di saluto definitivo a quei livelli visti dal 2014 al 2018 nella sua prima esperienza in maglia gigliata.

Della serie: “tanto tuonò che alla fine non piovve”, grazie di tutto Milan ma questa ultima parte di vita fiorentina potevamo davvero risparmiarcela.


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