La più grande certezza di Iachini, ad oggi, si chiama 3-5-2. Il modulo con cui l'allenatore sistema la Fiorentina è sempre lo stesso, e lo abbiamo visto anche contro il Torino. Uno schieramento che, se da una parte esalta la spinta offensiva di Biraghi e permette di schierare contemporaneamente tutti i difensori titolari (Pezzella, Milenkovic, Caceres), dall'altra presenta delle lacune. O meglio, degli sprechi. A partire dall'attacco, con una coppia offensiva che di fatto coppia non è. Ribery, infatti, è a tutti gli effetti un anarchico che si muove come vuole, lasciando il compagno di reparto praticamente solo. E se il compagno si chiama Kouame, non certo uno abituato a reggere il peso dell'attacco, il risultato è che rischia di scomparire. Ma a rimetterci è anche Chiesa, per due motivi. Il primo è che l'azione spesso si sviluppa a sinistra, lasciando al figlio d'arte pochi palloni durante il match. Il secondo, forse più importante, è che Chiesa deve partire da lontanissimo per andare verso la porta, e arrivarci è molto difficile. Certo, giocare da esterno gli permette di sfruttare al massimo i suoi strappi tutti forza e velocità, ma questo stride con il gioco ragionato che Iachini vuole mettere in pratica. Soprattutto contro squadre molto chiuse, sarà complicato per Chiesa replicare il gesto tecnico che ha deciso la partita col Torino. Insomma, se da una parte il 3-5-2 presenta dei pregi, dall'altra offre anche dei difetti importanti. A Iachini il compito di capire quali siano più determinanti.


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